Anita nuota e studia in Florida: “Apprezzo la loro mentalità molto aperta e sfidante”. In gara sui 50 e i 100 rana dove in Italia ha grande concorrenza
Anita Bottazzo ha una lieve cadenza anglosassone. Sono lontani i tempi in cui, addirittura a dorso, si tuffava in vasca a Preganziol, facendo qualche bracciata con il papà. Da un anno vive, studia e si allena in Florida, con i Florida Gators a Gainesville, e oggi, l’America, al netto delle difficoltà iniziali, è casa. Al fascino dei placcaggi, visto che viene da una famiglia di rugbisti, ha preferito le virate e poi lo stile della rana. “I miei genitori, da piccola, hanno portato me e mia sorella subito in piscina così che imparassimo a nuotare, cosa fondamentale. A Preganziol facevo qualche corso e mi hanno chiesto se avessi voluto provare con la propaganda (un tipo di corso di avviamento all’agonismo, ndr). Ho accettato: non cambiava molto, aumentavano solo gli allenamenti e in più ho fatto amicizie. Prima ero dorsista, fino ai 10 anni, poi, durante una “Coppa Caduti di Brema” mancava qualcuno della mia squadra che facesse la rana: mi hanno lanciata ed è andata bene, senza tempi clamorosi, ma ho continuato”. Bottazzo, classe 2003, nata a Oderzo (in Veneto) è un’agonista nata, da sempre spinta dalla voglia di sfidare gli altri. Dopo aver nuotato anche a Imola, si è trasferita negli Stati Uniti e ora si prepara al Mondiale di Singapore, con le gare in partenza domani. “Penso di stare abbastanza bene, non ho neanche fatto il Settecolli proprio per affrontare la rassegna: sono stati tre mesi intensi dopo gli Assoluti. Sono tornata negli Stati Uniti e ho iniziato a preparare il Campionato del mondo. Ho fatto un po’ di gare in Canada e Florida, le sensazioni sono buone”.
L’azzurra competerà nei 100 e nei 50 rana: nella distanza più lunga, soprattutto a livello italiano con Benedetta Pilato e Lisa Angiolini su tutte, non manca la concorrenza. “A livello internazionale mi piace che ci sia tanta gente competitiva, mi stimola, mi emoziona e conosco bene la maggior parte delle raniste. Internamente è diverso: agli Assoluti bisogna dare il massimo, forse cento volte di più di quello che fai contro le altre, ti devi guadagnare il posto… spesso per pochi dettagli si rimane fuori. È negativo ma anche positivo, spinge a dare il 100 per cento”. I 50, diventati disciplina olimpica, saranno invece un ulteriore opportunità di podio: “È una gara veloce, vedremo come andrà, ma mi piace, del resto, ho iniziato con i 50”. A Singapore romperà il ghiaccio con i 100, lunedì 28, ma con un rammarico: “Amo il calcio femminile e ho seguito l’Europeo, per quanto ho potuto… giocano quando qui è notte, sono riuscita a vedere poco o nulla. La finale è domani e io lunedì gareggio… me la perderò”. Di fusi e orari diversi, da un certo punto di vista, se ne intende vivendo oltreoceano dal 2024. La Florida, dove studia biotecnologie con il sogno di fare ricerca sulle malattie genetiche, è stata una scelta quasi di pancia ma necessaria.
“La stagione 2023/24 non è stata facile, sia dal punto di vista natatorio che personale, non sono successe cose gravi. Avevo bisogno di fare esperienze nuove, di conoscere gente nuova, di uscire un po’ dalla mia bolla anche se non era realmente tale. Andavo agli allenamenti, ma non facevo l’università… mi serviva uno stimolo. Negli Stati Uniti tanti studiano e nuotano, ho iniziato a riflettere e a parlare con vari atenei. Poi ho capito che la Florida poteva essere una buona soluzione”. Una scelta fatta a occhi bendati, come quando ti tuffi e non sempre saprai come andranno le gare. “Non potevo prevedere cosa sarebbe successo, ma come tutte le cose se si sta bene a livello personale si sta bene anche in acqua”. Negli Stati Uniti ha trovato un ambiente pronto ad aiutarla, con atlete che l’hanno supportata in ogni cosa, soprattutto fuori dalle corsie. “Da un punto di vista tecnico non ci sono tantissime differenze. Quello che è cambiato meno è stato il nuoto, anche se gli allenamenti sono molto dinamici, difficilmente mi annoio. Non nuotiamo solo in lunga e in corta, ma facciamo anche gli yard (tipo di misura, ndr) cosa che è utile per le virate e le subacquee. Culturalmente, apprezzo la loro la mentalità, è molto più aperta, sfidante, anche per lo sport. È quasi un gioco, hanno il piacere di competere e fare cose. In più, sono molto gentili”.
La gentilezza è una parola chiave nel percorso di Anita Bottazzo e nella sua avventura made in Usa: “Tutte le mie compagne sono state accoglienti, non mi sono mai sentita sola e mi hanno dato una mano anche nella lingua, rendendosi disponibili a ripetere frasi o parole. All’inizio facevo fatica, ma si sono “occupate” di me, ho avuto un buon sistema di supporto”. Del resto, in piscina incontra tanti campioni “Tutti mi hanno dato qualcosa, direi soprattutto Katie Ledecky lei è un esempio di umiltà, lavora duro tutti i giorni e più di tutti. È una ragazza molto tranquilla si è sempre resa disponibile”.