Per un uomo di sinistra alla vigilia degli anni 70 il poliziotto era un soldato semplice, e bisognava puntare ai generali (cioè ai magistrati). Gli uni e gli altri erano parte di un unico esercito della repressione, e la destra difendeva entrambi. Le emergenze nazionali (terrorismo e mafia), e poi Mani Pulite, cambiarono la trama del film
Franz Alexander e Hugo Staub, in un volume del 1948, esplorano il mistero insondabile che avvolge non solo chi commette atti delittuosi, ma anche chi è chiamato a punirli. La dottrina psicanalitica è applicabile anche a quest’ultima vicenda
Il reporter del manifesto insinua che sia Israele a comandare nel mondo, e che Trump sia solo un burattino nelle sue mani. Il Fatto Quotidiano ieri apriva con il faccione di Netanyahu e il titolo: “Il vero padrone del mondo”. Evito le polemiche: dico solo che…
Era il lontano 1984 quando se la prese con i telefilm americani che proponevano un’immagine leale del rito giudiziario (ingannando gli italiani) e pretese che la Rai trasmettesse i processi in diretta. Non poteva prevedere che: avremmo accroccato il processo americano all’italiana; sarebbe arrivato Un giorno in pretura, ma gli italiani, invece che ribellarsi, avrebbero seguito le udienze come un telefilm
Riflessioni attorno al podcast Ulisse di Massimiliano Coccia, dedicato al padre del federalismo europeo. Il suo approccio aperto e pragmatico gli consentì di riconoscere gli errori e di ricalcolare il percorso. Un esempio di laicità. E pensare che sul Manifesto di Ventotene, a marzo, si sono fronteggiati quelli che lo venerano come un testo sacro e quelli che lo ripudiano come un catechismo bolscevico
Nel saggio “Giudici e telecamere” si leggeva che lo spettatore non sopporta l’osservazione di una procedura lenta, predilige le sintesi che portano a opinioni nette. Trent’anni dopo, l’iniziativa di un quotidiano: “Chi ha ucciso Chiara Poggi? Alberto Stasi è colpevole? Clicca e vota”
Nella repubblica immaginaria della “Guerra lampo dei Fratelli Marx” il presidente anarchico e dittatoriale chiede al segretario di portargli un bambino di quattro anni per farsi spiegare un rapporto. Joshua Cohen dice che non c’è bisogno di spiegare Trump a un bambino di dieci anni, perché lui stesso ha dieci anni, e lo riconoscerebbe subito
La mente paranoica, dopo esser passata dalla politica alla finanza alla massoneria, alla fine approda sempre lì. Per andare oltre dovrebbe uscire dal mondo conosciuto. Pensieri attorno al romanzo-inchiesta di Luca Mastrantonio sul caso Hamer: Piombo e latte
Gaza è una licenza, un lasciapassare per un odio antico che cerca documenti falsi per farsi riammettere in società, per dare una parvenza di razionalità a ciò che razionale non è. Ed ecco Di Battista chiama gli israeliani “bestie di Satana”
Le discussioni tv smembrate in mini-comizi da pubblicare i giorni successivi. Non c’è più dialogo ma monologhi estrapolati che mostrano Tizio che asfalta Caio. Ed ecco Travaglio che, dopo una magra figura con Fubini a Otto e mezzo, si è voluto prendere la rivincita con un editorialino senza sfidanti
Tra il 6 e il 7 giugno ci saranno due manifestazioni per Gaza, su cui ci sono almeno quattro linee diverse. La domanda è: i sinceri amici di Israele, a sinistra, si sentirebbero a proprio agio in una piazza in cui i simboli dello stato ebraico sono banditi?
È finita l’epoca in cui i giornali umoristici facevano il verso a quelli istituzionali, ora è la propaganda governativa a imitare la stampa satirica. Per comprendere perché ciò accada, può essere utile leggere l’introduzione di Filippo Ceccarelli a Gli anni del Male. Quando la satira diventa realtà
Tutto ciò che ci fa sentire moralmente in debito genera un oscuro risentimento verso il creditore. Alla luce di questo precetto dovremmo osservare il dibattito attorno a Gaza e il paragone con Auschwitz
Lo ha rivelato, tra le righe, nell’intervista concessa ieri al nostro Ermes Antonucci: una giustizia di qualità richiede una quantità di tempo, personale e risorse di cui c’è carenza. Il presidente dell’Anm auspica un apparato giudiziario elefantiaco, e l’idea opposta, cioè di alleggerire il carico, non è neppure contemplata
E’ il libro più triste mai scritto da un magistrato. Non si può fare a meno di pensare che ogni giudice dovrebbe avere, per non seminare intorno a sé più ingiustizia del dovuto, la fisionomia interiore dell’autore
La scritta “Olocausto” apparve sulla copertina del “Guerin Sportivo” dedicata alla strage dell’Heysel di Bruxelles nel 1985. Lo sterminio degli ebrei era diventato, ed è ancora, la pietra di paragone di ogni male. E’ umano, ma il salto da un’associazione emotiva al parallelismo storico è molto pericoloso
Arriva l?imbeccata anonima di uno spettatore delle “Iene”, e la procura ordina ai vigili del fuoco di dragare un canale a Tromello in cerca della presunta arma del delitto: un attizzatoio. Come nei gialli di Conan Doyle e Agatha Christie
Li riconoscete perché se ne stanno appostati, ci girano intorno, poi in ultimo pretendono il versamento della somma dovuta: finché non scandite la parola “genocidio” e non riconoscete che il governo israeliano è come minimo pari a Hamas, non vi mollano
Una iniziativa indetta da giornalisti, artisti, attivisti sotto l’hashtag #ultimogiornodigaza. Condivisibile per certi versi. Ma con un limite: come si può scrivere un appello in cui non compare, neanche per sbaglio, il nome di chi tutto questo l’ha voluto?
I radicali la promossero per via referendaria nel lontano 2000, ma Berlusconi invitò a disertare le urne in attesa di un momento migliore. Ora è la volta buona, dicono. Ma tra le proposte di modifica delle opposizioni e il gorgo procedurale della maggioranza viene il dubbio che sia un’altra promessa di marinaio
Dicono che l’episodio della ristoratrice napoletana è un inutile polverone, che la vita che si fa difficile per gli ebrei è una bazzecola se comparata alla catastrofe di Gaza. E’ vero, ma è falso. Se ci sono due problemi, bisogna affrontarli entrambi
Il gigante era indubbiamente giusto. Trascinava i viandanti nel suo antro e li stendeva su un’incudine a forma di letto, li amputava o li stendeva fino a ottenere la lunghezza desiderata. Meloni, sulla condizione delle carceri, ha detto che uno stato giusto adegua la capienza alla necessità, non i reati al numero di posti disponibili