Si tiene tutti i sabati sui Navigli, per essere più precisi, in Ripa di Porta Ticinese; e i milanesi lo chiamano ancora Fiera di Sinigaglia (o anche Sinigallia, o Senigallia), come lo storico mercato delle pulci di Milano risalente all’800. E però, dell’antica Fiera di Sinigaglia, il mercato di Ripa di Porta Ticinese è semmai solo un discendente diretto, nato circa dieci anni fa, quando il Comune di Milano ha smembrato la fiera in due tronconi. Il secondo, che somiglia in realtà più a un comune mercato rionale, proponendo anche articoli alimentari, si svolge la domenica nel parcheggio accanto alla Metro Pagano. Il mercato di Ripa di Porta Ticinese è invece quello che ricorda di più l’antica fiera (che peraltro, pur fra frequenti spostamenti, si è sempre tenuta da quelle parti) con un’offerta basata soprattutto sull’usato, sull’oggettistica, sull’artigianato. Proviamo, parlando con gli operatori, a farci un’idea.
Giuliano Bellocchi, commerciante di collezionismo, ci racconta com’era la fiera quando lui era bambino: “Una fiera molto ruspante, dove i milanesi andavano a comprare per risparmiare e c’era veramente riciclo di tutto… E poi erano tutti milanesi doc”. E adesso? “Adesso, purtroppo, ad avere un banco come il mio siamo in tre o quattro, e il resto è tutto dischi e abbigliamento usato”. Anche Walter Invernizzi, rigattiere, ci dice la sua: “Adesso è un mercato, prima era una fiera”. “Il mercato – ci spiega – è un mercato qualsiasi, come quelli settimanali, invece la fiera era prima di tutto un punto d’incontro, e poi era una delle poche fiere che c’erano a Milano”.
“È cambiata molto” – ci racconta Carla De Angelis, che vende vintage e collezionismo ed è alla Fiera di Sinigaglia da cinquant’anni. Si è imposto, per l’appunto, il vintage: una moda che, ci dice, è scoppiata più recentemente, mentre prima prevaleva l’assortimento di mobili. Un mercato, quello dei mobili restaurati, che poi è andato un po’ perdendosi: oggi si preferisce l’usa e getta, ci racconta ancora De Angelis. “L’antiquariato non ha più appeal sulla gente”, ci conferma Luigi Di Frenna, commerciante di dischi. “Ora vanno il disco, il libro, l’oggetto militare… La bicicletta rimane una tradizione della Fiera di Sinigaglia… E poi l’usato di tutti i tipi, ma in questo caso parliamo di oggetti che hanno una misura molto piccola, facilmente trasportabili in una borsa”. Sentiamo Alberto Cassina, che vende modernariato: “La Fiera di Sinigaglia una volta era un vero mercato delle pulci, adesso invece l’evoluzione che ha avuto l’ha trasformata in un mercato rionale qualunque, tant’è vero che il mio banco è un pesce fuor d’acqua”. E prosegue: “Se ti guardi intorno ci sono solo vestiti, cassette, cd, dvd, scarpe”.
Una volta la Fiera di Sinigaglia era il ritrovo della Milano “alternativa”. Lo è ancora? Nunzio Cozzolino, commerciante di libri usati, ci risponde di sì. “C’è ancora questa gente, passa ancora molta gente che non passa in altri mercati”. Una clientela però oggi “molto meno impegnata politicamente”, precisa però Cozzolino. Adesso la fiera “è diventata un po’ più chic”, ci spiega ancora De Angelis, perché i clienti “vogliono magari anche la cosa firmata”. Soprattutto gli stranieri.
Sul futuro della Fiera di Sinigaglia, o comunque si chiami adesso, la maggior parte degli operatori che abbiamo sentito fatica a essere ottimista. “Si spegnerà lentamente, come si è già spento in molti paesi europei questo tipo di mercati”, ci dice Bellocchi. “Non vedo una grossa luce in fondo al tunnel”, gli fa eco Invernizzi. E Cassina: “Penso che abbiamo toccato il fondo… I rigattieri sono praticamente spariti”. Più fiducioso Cozzolino: “Io penso che andrà avanti così fin quando l’usato, il modernariato, interesseranno le persone: è un punto d’attrazione, ecco, perché questa è merce che non trovi in altri mercati”.