Parla l’imprenditore che ha restaurato Palazzo Pitti e La Fenice, cugino dell’ex sindaco Pisapia: “Uffici fermi, commissione paesaggio non sostituita, a rischio mutui e stipendi. Chi risarcirà l’eventuale errore giudiziario?”
Eccone uno. Si chiama Camillo Agnoletto, è imprenditore edile a Milano, cugino dell’ex sindaco Giuliano Pisapia, del no global Vittorio, e dice al Foglio: “Ho restaurato Palazzo Pitti, gli Uffizi, La Fenice di Venezia, voto sinistra e dico alla sinistra che l’inchiesta di Milano produrrà e sta producendo solo nuova povertà. L’indagine la pagheranno gli operai”. Lei ha le “mani pulite” come dice Beppe Sala? “E’ giusto dire non ‘io’ ma ‘noi”. Le assicuro che le hanno pulite molti dei funzionari sbattuti in prima pagina, spacciati per spregiudicati faccendieri”. Perché i suoi colleghi non parlano a voce alta? “Milano ha paura della procura. Si sta mostrificando una città. Chi la risarcirà in caso di errore?”.
Dice Agnoletto, uno dei fondatori di Assimpredil (l’Associazione delle imprese edili lombarde) che “si sta mostrificando un luogo, Milano, paralizzando la vita di centinaia di famiglie con il mutuo che non potranno entrare in quelle case. Cantieri fermi equivalgono a stipendi bloccati. L’indagine non la pagheranno i grandi fondi arabi, ma le fasce deboli, quelle che la sinistra dovrebbe tutelare”.
Il padre di Agnoletto, Attilio, è stato ordinario di storia delle religioni alla Statale di Milano (“fratello della mamma del Giuliano e sono anche cugino di Vittorio”). Il figlio guida oggi l’Ekostruct e ha partecipato al rinnovamento della stazione London Bridge di Londra, una città, racconta Agnoletto, dove si “può costruire in sei mesi perché è cosi che funziona nei paesi che respirano modernità”. Ha mai avuto un cantiere sequestrato per essersi servito della Scia, la segnalazione di inizio attività? “L’unico progetto che mi sono visto bloccato è stato un piccolissimo progetto a Bisceglie presentato seguendo la via ordinaria, con bolli, richieste, attese. La Scia non è un lasciapassare per mascalzoni, ma la risposta che lo stato ha dato all’immobilismo dei suoi uffici, alla mole di pratiche da evadere”. Dice Agnoletto che “sono spaventate le banche che hanno finanziato le operazioni immobiliari e sono spaventati i funzionari comunali”. Lei quando va in municipio, a Milano, chi trova? “Trovo dipendenti che vivono con l’angoscia di finire in un’inchiesta, uomini e donne rispettabilissime, competenti, che non sono governati. La commissione Paesaggio è stata indagata ma oggi chi presiede la Commissione Paesaggio? Chi prende il posto degli indagati?”. Ha mai avuto a che fare con questa commissione? “Perché non iniziamo a dire che quella commissione non era retribuita e lavorava a titolo gratuito? Ricostruiamo la cornice. C’è una legge urbanistica che risale al 1942, e ripeto, al 1942. Sia chiaro, sono il primo a dire che i magistrati devono, indagare, ma un avviso di garanzia passa ormai per una condanna”. Cosa pensa del Pd che ha difeso Sala con prudenza, e dopo due giorni, cosa pensa del sindaco Sala? “Penso che sarebbe di sinistra dire: indagate, ma tuteliamo chi lavora su un ponteggio, non scarichiamo un’indagine su di loro. In questo racconto di Milano la sinistra omette che il costo lo stanno già pagando i povericristi. E le dico anche che non mi piace ascoltare Sala dire ‘io ho le mani pulite’. Gli uffici si difendono, si difendono gli uomini oggi indagati e non ancora condannati”. Cosa avrebbe dovuto dire? “Che ‘noi’ abbiamo le mani pulite’ almeno fino a quando non sarà dimostrato il contrario”. Lei in quale parte di Milano è nato? “Sono nato a Porta Vittoria e questa idea della Milano della via Gluck, una città perduta, da resuscitare, è un altro grande equivoco di sinistra. E’ un equivoco pensare che i fondi d’investimento attenderanno i tempi dell’inchiesta. Fuggiranno, e molti hanno iniziato a farlo, a Dublino”. La sinistra ha un problema con il cemento? “Fino a quando le sue case non si rivalutano. Ricordo ancora le proteste dei comitati del quartiere Garibaldi. Non volevano le torri, la riqualificazione ma oggi non trova uno di loro protestare. Il valore è aumentato anche del 300 per cento”. Quali sono le “colpe” di Sala e Stefano Boeri, protagonisti di questa stagione che anche il Pd vuole cancellare, si dice “voltare pagina”? “Di aver parlato troppo con i giornali e troppo poco con le persone. Al di là dell’indagine c’è un altro reato che gli viene mosso, un reato che non è un reato: la vanità”. Perché suo cugino l’ex sindaco Pisapia si rifugia nella discrezione? “E’ uscito dalla politica come escono tanti milanesi, esausti, con la convinzione di averci rimesso energie, e non solo. C’è un prezzo di cui non si parla, il prezzo che pagano molti amministratori”.
Il modello Milano finirà sotto sequestro? “E’ l’unico modello che ci tiene agganciati al mondo. Oggi si sequestra, si indaga, ma ricordo che tutte le vendite, convenzioni, concessioni sono state firmate di fronte notai, ufficiali pubblici. Indagheremo pure loro?”. Milano ne uscirà votando destra? “Sarebbe di destra e di sinistra iniziare a chiedersi: quando tutto sarà finito, e finirà, chi risarcirà in caso di errore? Quanto costerà ‘il c’eravamo solo sbagliati’?”.