I successi delle donne e dell’Under 20 “inguaiano” il ct del basket, che ha lasciato un segno nella storia della nazionale
Non è solo l’estate delle ragazze italiane. È anche quella dei giovani che in attesa di riempirci il futuro, ci addolciscono il presente. Le ragazze del volley continuano a macinare record, quelle del calcio sono state giustamente ricevute dal presidente Mattarella, quelle del basket si stanno ancora godendo la loro medaglia europea in attesa di essere convocate pure loro al Quirinale (magari con la Nazionale giovanile e quella maschile). Sembra quasi che l’estate delle nostre atlete non finisca mai sull’onda parigina di un anno fa. Ma oltre alle ragazze ci sono i giovani. Kelly Ann Doualla a 15 anni ha corso i 100 metri in 11”21, terzo tempo italiano ogni epoca, ispirandoci il sogno di avere un giorno un altro nome accanto a quello di Jacobs e dei suoi fratelli (o quasi) di staffetta nell’albo d’oro olimpico e mondiale della velocità. Gli Under 20 del basket hanno addirittura conquistato l’Europeo battendo Serbia e Lituania in semifinale e in finale. Una vittoria figlia del lavoro che stanno facendo Salvatore Trainotti e Gigi Datome a livello di reclutamento e con allenamenti mirati a far crescere o giovani perché un giorno possano diventare protagonisti in serie A e naturalmente in maglia azzurra.
Le donne e i ragazzi però stanno inguaiando Gianmarco Pozzetto, il ct della Nazionale maggiore che ha conquistato anche chi un tempo non lo vedeva bene in Azzurro. Il Poz che un grande saggio ha giustamente paragonato al dottor House per come si è preso a cuore la vicenda Polonara, ora è costretto a vincere. Gli hanno regalato Donte DiVincenzo, uno con due titoli Ncaa, otto anni da protagonista in Nba, un soprannome impegnativo come il Michael Jordan del Delaware e per fortuna lontane origini italiane. Ha Fontecchio, Melli e Gallinari in salute. Ha una squadra che si è scelto come voleva lui, lasciando fuori a sorpresa chi non aveva dimostrato un grande attaccamento alla maglia. Gli mancherà Polonara, ma il Poz ha trovato il modo di coinvolgerlo come osservatore dalla sua camera d’ospedale. Ancora una volta il ct ha dimostrato di essere un allenatore, anzi un uomo dal cuore grande. Uno che sa come farsi voler bene e sa come ottenere il 110 per cento dalla sua squadra. All’Europeo che scatterà a fine agosto ha la sua grande occasione per raccogliere una medaglia. Qualcuno dice che possa essere l’ultima: se non ce la dovesse fare, potrebbe tornare ad allenare un club. Ma il Poz comunque andrà a finire, ha lasciato un segno nella storia della nazionale. C’è sempre bisogno di gente come lui (e come Rino Gattuso) che sa come far amare quella maglia.