Non sono giorni facili per Elly. Il timore che il caso Milano metta a repentaglio l’alleanza con il Movimento 5 stelle. La delusione per come i suoi fedelissimi hanno gestito le vicende delle candidature in Toscana e in Campania. E la paura per la riforma elettorale di Meloni
Non si vivono giorni facili dalle parti del Nazareno. Ovviamente il caso Milano tiene banco e la segretaria del Partito democratico Elly Schlein è a dir poco preoccupata per i futuri sviluppi della vicenda. La leader del Pd teme infatti le reazioni del Movimento 5 stelle e le possibili ripercussioni sull’alleanza che Schlein vuole costruire in vista delle politiche. Per questa ragione quotidianamente al Nazareno si legge il Fatto con grandissima attenzione. Marco Travaglio viene considerato il vero nuovo ideologo del M5s versione Giuseppe Conte, quello, per intendersi, che ricopre il ruolo che prima era di Beppe Grillo. E l’insistenza con cui quel giornale non solo insiste sul caso giudiziario, ma critica il Partito democratico per come ha gestito e sta gestendo la vicenda, fa dormire sonni agitati ai dirigenti dem.
E non c’è solo Milano a turbare la tranquillità del Nazareno. Chi la conosce bene racconta che Elly Schlein è assai delusa dai suoi fedelissimi per come hanno gestito le vicende delle candidature in Toscana e Campania. La leader del Partito democratico aveva chiesto a Igor Taruffi, Marco Furfaro, Sandro Ruotolo e Marco Sarracino di occuparsi loro di Eugenio Giani e Vincenzo De Luca. “Chiudete tutte e due le vicende”, era stata la sua indicazione. Schlein infatti non voleva metterci la faccia per non finire nel tritacarne. I suoi colonnelli però non sono riusciti ad avere la meglio su Giani e De Luca (impresa, a essere franchi, a dir poco ardua) per cui la leader è stata costretta a intervenire e a incontrare entrambi per risolvere la situazione. Il giorno dopo i resoconti dei giornali non erano tutti lusinghieri e c’è stato chi ha preso in giro Schlein per non essere riuscita ad avere la meglio sui cacicchi, quando era quello uno degli obiettivi che si era posta all’inizio del suo mandato e che aveva rivendicato anche pubblicamente. E la cosa non poteva non fare innervosire la segretaria, tanto più che sempre negli stessi giorni è scoppiato il caso Milano.
Restando in una di queste due regioni qui sopra nominate, la Toscana, c’è da registrare che non si placa in quella regione la polemica per la decisione del Nazareno di commissariare la segreteria provinciale di Pisa inviando in quella città Vinicio Peluffo. Il segretario provinciale defenestrato si chiama Oreste Sabatino ed è (o, per meglio dire, era) uno dei punti di riferimento in Toscana del presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, esponente di spicco in quell’aera di Base riformista, la corrente di Lorenzo Guerini. Perciò i riformisti sono sul piede di guerra: ritengono i motivi di quel commissariamento pretestuosi e sono convinti che la segretaria intenda fare pulizia etnica della minoranza. Ad aggravare il nervosismo dei riformisti il fatto che Stefano Bonaccini, ancora una volta, si sia schierato con la leader.
Di preoccupazione in preoccupazione. Di fibrillazione in fibrillazione. Al Nazareno si sono convinti che Giorgia Meloni abbia in programma di varare la riforma elettorale senza se e senza ma. Magari offrendo uno sbarramento elettorale basso, ottenendo così anche i voti di chi, nell’opposizione, resiste all’ipotesi del campo largo. Carlo Calenda, per esempio, da una riforma elettorale in questo senso trarrebbe dei vantaggi. Ma la riforma che ha in mente Meloni prevede anche l’indicazione del premier. E il Pd teme che mai e poi mai i 5 Stelle potrebbero appoggiare Schlein come loro candidata a Palazzo Chigi. Il che significherebbe concedere a Meloni un gran vantaggio alle prossime elezioni politiche.