Secondo alcune stime, le misure commerciali americane potrebbero ridurre il pil tedesco di circa lo 0,3 per cento nel 2025, e I settori più colpiti sarebbero quelli già provati da altre crisi. E sulle strategie da adottare è fin troppo facile immaginare un aumento della conflittualità tra Spd e Cdu
La scorsa settimana, la coalizione del governo tedesco tra Cdu e Spd ha scricchiolato per la prima volta, e diversi segnali fanno pensare che i conflitti riprenderanno dopo la pausa estiva. Il casus belli è stato il voto di tre giudici della Corte Costituzionale: per l’elezione servono i due terzi dei voti del Parlamento, e l’accordo prevedeva un giudice indicato dai cristiano-democratici e due indicate dai socialdemocratici. La Cdu, però, ha fatto rinviare il voto, sostenendo che uno dei nomi della Spd, Frauke Brosius-Gersdorf, abbia copiato la tesi di dottorato. I socialdemocratici accusano gli alleati di governo di ostacolare la nomina perché il profilo sarebbe troppo progressista sui temi bioetici, in particolare sull’aborto (formalmente considerato dalla legge un reato che prevede il carcere, ma non è perseguibile fino al terzo mese e in altri casi particolari). Negli scorsi giorni, Merz ha stemperato gli animi, dichiarandosi sicuro che si troverà una soluzione, ma il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, di estrazione socialdemocratica, ha parlato apertamente di una “coalizione danneggiata”.
Merz ha motivo di preoccuparsi della ripresa delle attività parlamentari, al di là del voto sulla Corte Costituzionale. Il caso Brosius-Gersdorf nasce da dissidi interni all’Unione, l’alleanza tra Cdu e Csu. Il capogruppo Jens Spahn era garante dell’accordo con i socialdemocratici, ma non è riuscito a farlo accettare alla totalità del gruppo parlamentare, con alcuni esponenti della Csu, come Saskia Ludwig e Alexander Dobrindt, che si sono opposti alla nomina e oggi sostengono la necessità di ritirare la candidatura della giudice per arrivare a un nuovo accordo. Considerato che Spahn, nato merkeliano e oggi un uomo di Merz, la questione diventa: il cancelliere quanto può fidarsi del suo gruppo al Bundestag? Tanto più perché una parte della Cdu non ha mai digerito la riforma del freno al debito, considerato un precedente pericoloso per le politiche di bilancio.
Anche i rapporti con i socialdemocratici potrebbero complicarsi: Berlino non è Washington, e far saltare quello che doveva essere un passaggio formale crea un ambito di conflittualità insolito per la politica tedesca, oltre a sollevare nella Spd dubbi su quanto davvero ci si possa fidare degli accordi con l’Unione.
Dopo aver vinto le elezioni con la promessa di liberare l’economia dalla burocrazia e da normative ambientali troppo stringenti, contenendo la spesa pubblica per esempio con la riforma del Bürgergeld, il sussidio caro ai socialdemocratici, in autunno il cancelliere dovrà riuscire a contenere eventuali effetti dei dazi americani sull’occupazione, che aumenteranno la richiesta di misure sociali da parte della Spd. Secondo l’Ifo Institute, i dazi al 30 per cento potrebbero ridurre il pil tedesco di circa lo 0,3 per cento nel 2025. L’Imk, l’istituto macroeconomico tedesco, ha stime analoghe. La Dihk, l’unione delle camere d’industria e commercio, calcola in circa un miliardo di euro al mese le mancate esportazioni verso gli Stati Uniti a causa dell’incertezza, con effetti ovvi su pil e investimenti. I settori più colpiti, inoltre, sono quelli già provati da altre crisi: la Vda, la rappresentanza tedesca dei produttori d’auto, teme una contrazione della domanda che potrebbe coinvolgere oltre centomila posti di lavoro, tra veicoli e componentistica. Anche siderurgia e chimica, già alle prese con una contrazione, saranno al centro dei dazi.
In questo scenario, è fin troppo facile immaginare un aumento della conflittualità tra Spd e Cdu sulle strategie da adottare, in una riedizione del dilemma se focalizzare gli interventi pubblici sugli aiuti alle imprese o ai cittadini, che rischia di ricordare la situazione in cui si era impantanato l’ex cancelliere, Olaf Scholz. Merz ha annunciato una riforma del Bürgergeld nel 2026, progettandola a partire dall’autunno 2025: sanzioni più severe a chi rifiuta offerte di lavoro, soglie più basse di protezione patrimoniale e abitativa per chi percepisce il sussidio, eliminata la possibilità di combinarlo con lavori part time a basso reddito. I socialdemocratici erano disposti a modificare alcune parti del programma di sussidi, ma la pressione politica aumenterà anche per loro. Nei primi mesi della sua cancelleria, Merz ha lavorato su una rinnovata percezione della Germania all’estero, ma l’autunno renderà necessario per il cancelliere occuparsi di politica interna, risolvendo i conflitti con gli alleati e con il proprio partito, e dimostrando quanto può realizzare il programma con cui ha vinto le elezioni.