Moralina accademica. L’Università di Firenze cancella gli accordi con Israele

Cinque dipartimenti dell’Ateneo boicottano lo statom ebraico per protesta. Restano attivi, invece, gli accordi con atenei iraniani e afghani, nonostante la repressione

Cinque dipartimenti dell’Università di Firenze hanno interrotto i rapporti con le università israeliane. L’azione di boicottaggio accademico è portata avanti da cinque realtà accademiche fiorentine. Il dipartimento di Matematica e Informatica ha rotto con l’Università Ben Gurion nel Negev, nel cui consiglio di amministrazione siede il premio Nobel per la chimica Dan Shechtman. A esso si sono aggiunti il dipartimento di Ingegneria e quello di Scienze e tecnologie agrarie, che hanno sospeso la partecipazione allo stesso accordo. Il dipartimento di Architettura ha interrotto la collaborazione con la Ariel University, mentre quello di Scienze politiche e sociali ha bloccato la cooperazione con il Blavatnik Center per la Cybersecurity dell’Università di Tel Aviv.

Salvi, invece, gli accordi fiorentini con le università iraniane. Fino al 2028, il Dipartimento di neuroscienze di Firenze ha un accordo con l’Università iraniana di Shahid Behesti. Il Dipartimento di chimica di Firenze ha un accordo fino al 2027 con l’Università di Isfahan, siglato nel 2020. Sempre fino al 2027, il Dipartimento di architettura di Firenze ha un accordo con l’Università of Art in Iran, che nel 2023 ha impedito a quaranta studentesse di frequentare le lezioni per la loro “mancata osservanza” del codice di abbigliamento islamico, il chador di stato. Le studentesse protestavano dopo l’uccisione di Mahsa Amini, avvenuta mentre la ragazza iraniana era sotto custodia della “polizia morale” per una violazione del velo. E scade nell’agosto 2026 l’accordo fra il Dipartimento di matematica e informatica, che boicotta Israele, con l’Università iraniana di Amirkabir.

“L’Iran utilizza gruppi politicizzati di sinistra all’interno delle università per destabilizzare le democrazie europee”, scrive Emmanuel Razavi, un importante reporter franco-iraniano autore del libro “La face cachée des mollahs”, uscito per le Éditions du Cerf. Uno “scenario houellebecquiano” è evocato dall’ex premier francese Manuel Valls quando si parla di boicottaggio e mobilitazione antisraeliana nelle nostre università.

Anche l’Afghanistan dei Talebani vanta due accordi con l’Università di Firenze, preoccupata per lo “scolasticidio a Gaza”: il Dipartimento di scienze agrarie ne ha due fino al 2027 con le università di Herat e Nangarhar. Lo scorso autunno, i Talebani hanno imposto ai professori di Herat anche la lunghezza della barba da rispettare. Va da sé che le donne siano messe al bando. Non risultano simili prese di posizione da Firenze sul femminicidio talebano e iraniano: “Finché l’Afghanistan non farà studiare le donne e l’Iran le obbligherà al velo, le università italiane si rifiuteranno di collaborare con loro”. Ma forse sarebbe chiedere troppo ai nostri baroni.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.

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