Politici, giornali. Il caso Sala? Termometro del rispetto delle garanzie (con eccezioni)
C’è una cosa che il centrodestra dovrebbe smettere di fare: parlare di garantismo, se poi ogni volta che un politico di centrosinistra finisce in un’inchiesta giudiziaria, il principio di non colpevolezza si scioglie come neve al sole. L’indagine sulla giunta milanese e sul sindaco Sala ne è la prova più clamorosa. I titoli di alcuni quotidiani di destra – con la sola, significativa eccezione del Giornale di Sallusti – si lanciano in un poco elegante linciaggio. “Un mattone in testa a Sala”, titola la Verità. “A Milano si bevono il Pd”, rincara Libero. Cronache o sfoghi? Se si cambia campo di gioco, non si farà fatica a notare che erano gli stessi partiti oggi al governo a invocare una riforma profonda della giustizia per restituire equilibrio tra potere legislativo e potere giudiziario. Gli stessi che un tempo dicevano che “un avviso di garanzia non è una condanna”. Bene: oggi quell’avviso riguarda un avversario politico, e tutto cambia. Allora il garantismo cos’è? Un principio o un gargarismo? Ci si sciacqua la bocca, detto con rispetto, si fa il verso dei giusti, poi si sputa via, pronti a chiedere dimissioni, sanzioni morali, crocifissioni preventive.
Fa bene il direttore Sallusti, invece, a dire che la politica non può farsi dettare l’agenda dai pm. Perché è questa la vera stortura: un potere giudiziario che può influenzare, anche solo con un titolo, la vita pubblica, le alleanze, persino il voto. Ma fa male, molto male, vedere chi diceva di voler correggere questi squilibri trasformarsi nel più zelante dei giustizialisti. La doppia morale è la più sottile forma di ipocrisia (e a destra, al momento, si salva solo Forza Italia, che ha avuto il buon gusto di non cavalcare l’inchiesta, e il ministro Crosetto, che ieri ha detto che “la magistratura non deve e non può sostituirsi al corpo elettorale”, neanche quando tocca a un avversario politico). Se il garantismo vale solo per i propri, allora non è garantismo: è triste faziosità. E se la difesa del garantismo serve solo a proteggere i propri leader, non è una riforma: è una copertura. Ci vuole più coraggio, e più coerenza. Anche – e soprattutto – quando a finire sotto inchiesta è chi si vorrebbe battere solo alle urne, e non in tribunale.