Una persona su quattro negli Stati Uniti utilizza sistemi di intelligenza artificiale per flirtare; tra la gen Z, quasi la metà. Mentre sulle app di incontri c’è un coach che suggerisce battute e fa riassunti delle conversazioni. Abbiamo voluto gli amori scritti? E questo è il risultato
“Lasciati servire Melandri! Non c’è cosa che fa più effetto ad una donna di otto o dieci telefonate al giorno!”. Era il conte Mascetti, in “Amici Miei”, il Cyrano che chiamava la terribile Donatella per conto dell’amico, Melandri s’era perdutamente innamorato. Finisce molto male, il grande amore sfuma.
Sta succedendo, succede sempre tutto quello che racconta Monicelli, non importa l’era geologica. Al posto di Ugo Tognazzi-conte Mascetti ora c’è ChatGPT. La gente non ce la fa più. Si è capito che dopo duemila anni a inseguire virtute e conoscenza vogliamo vivere diversamente, vogliamo vivere seduti. Serve qualcuno che faccia le cose al posto nostro, tutte quante. E il grande maggiordomo dovrebbe essere arrivato, l’Intelligenza artificiale. Che si applica e consuma parecchia corrente elettrica ma non è abbastanza intelligente (non ancora). Mentre gli scienziati perfezionano i modelli, il Grande Risolutore Artificiale ha però levato davanti due grossi problemi all’umanità, bisogna riconoscere: risponde lui alle email questuanti e fa lo psicologo.
Nel 2025 il primo utilizzo certificato e ufficiale che risulta dalle ricerche è quello di chatbot di supporto emotivo. E lo so io perché: perché l’AI è sempre aperta, è gentile, è gratis, non giudica e ti fa parlare dei fatti tuoi ben oltre l’ora. Possibilità di sottrarsi alla trappola pari a zero.
Siccome adesso abbiamo tutti il nostro bel giochino, ci siamo detti: ma perché non gli appaltiamo anche la rottura delle rotture di scatole, cioè il corteggiamento? Ma chi ha voglia, oggi, di mettersi a corteggiare? Con tutto quello che abbiamo da fare sul divano, con questo caldo.
Secondo “Psychology Today” una persona su quattro negli Stati Uniti utilizza sistemi di AI per flirtare; tra la gen Z, quasi la metà (49 per cento). Da Match Group (Tinder, Hinge, OkCupid) certo non dormono: hanno inserito l’insegnante di sostegno, il coach che suggerisce battute, fa i riassunti di dove siete arrivati (l’infanzia difficile, l’università sbagliata, il rapporto complicato col padre che ha inguaiato tutti le relazioni). Bumble va oltre: te lo trovano loro il fidanzato facendo due addizioni e una moltiplicazione. Se sei proprio un caso disperato c’è Replika: ti fa una subscription a zero manutenzione. Trenta milioni di utenti globali stanno coi fidanzati immaginari e non litigano mai. “Ti sento sempre nervosa prima del caffè. Preferisci che ti scriva buongiorno? Sì/No”.
Il Washington Post racconta la storia di tale Richard Wilson (31 anni). Uscito stordito e deluso dal primo appuntamento perché – dice – non c’era più quella cura, quel non-so-che ad animare la conversazione con la ragazza. Che stava là davanti, con un vocabolario penoso e idee inesistenti. La rivelazione: “Sai che uso ChatGPT tutto il tempo per lavoro?”. Ma non mi dire.
Abbiamo voluto gli amori scritti? E questo è il risultato. Chi rompe paga e vediamo se i cocci gli piacciono. Se ogni amore è online, come abbiamo deciso, era chiaro che si sarebbe prolungato oltre i limiti della decenza quel preliminare del vedersi che è: la chat. Ma a che serve, scriversi? A niente. Solo un imbecille all’ultimo stadio può pensare davvero che ci si conosca meglio a parole.
Sì, certo, sto anche io tra gli imbecilli perché chi non ci è passato, dal Monopoli delle chat sentimentali? E quello che scopri dopo un po’ di chilometri di chat è che non sai chi c’è di là. Siete due sconosciuti che si capiscono male male male e ancora male. Ma è così che sai di essere vivo, scrivendo?
La scrittura è un filtro Instagram come ce ne sono altri mille. Le chat sono nient’altro che i nostri pensieri pensati troppo bene per essere veri, pensieri sotto sforzo, ritoccati, aggiustatissimi. Solo che con l’amore scritto è come con le altre imprese: più passa il tempo, più diminuiscono le possibilità (di provare a essere due concretamente). Il progresso recente delle relazioni quindi mi pare raggiunto: da quelli che non scrivevano mai siamo passati a quelli che rispondono sempre, ma non esistono. Stiamo andando benissimo.