L’indirizzo politico fornito dalla presidente von der Leyen al commissario al bilancio Piotr Serafin prefigura una svolta radicale, almeno sul lato della spesa. L’obiettivo dichiarato è un approccio più strategico e orientato ai risultati sull’esempio del Pnrr. Lo scontro tra istituzioni europee e tra stati membri e le ricadute italiane
La proposta del nuovo bilancio UE sarà un tema caratterizzante di questa Commissione. Eppure, all’avvio del processo di negoziazione del nuovo quadro finanziario pluriennale per il periodo 2028-2034, il confronto tra Stati membri e istituzioni europee è più acceso che mai. L’indirizzo politico fornito dalla presidente von der Leyen al commissario al bilancio Piotr Serafin prefigura una riforma radicale, almeno sul lato della spesa: basta con i quasi quattrocento piani regionali e con la rendicontazione ancorata alla sola spesa. L’obiettivo dichiarato dall’inizio del mandato è un approccio più strategico e orientato ai risultati sull’esempio del Pnrr.
Questa svolta incontra però posizioni molto divergenti. Da un lato, i comuni italiani e le amministrazioni locali che hanno sperimentato positivamente il PNRR vedono nella nuova impostazione una prosecuzione ideale di quell’esperienza: una programmazione nazionale unica semplificherebbe la gestione e la rendicontazione, superando la frammentazione tra i diversi fondi europei (FSE, FESR, FEASR). Dall’altro, le regioni, in Italia e altrove, percepiscono questa proposta come una minaccia alla stessa politica di coesione, da sempre strumento principale per il riequilibrio territoriale europeo. Posizione sostenuta anche dal Parlamento europeo
Il possibile compromesso potrebbe consistere nella creazione di un’unica programmazione nazionale – in luogo dei molteplici programmi regionali – lasciando però agli stati membri la libertà di decidere la governance interna della spesa: una scelta che potrebbe attenuare le resistenze regionali evitando uno scontro istituzionale frontale.
Non meno controversa si preannuncia la discussione sulla nuova composizione delle rubriche di spesa del bilancio. La sicurezza e la difesa emergono come nuove priorità, alimentando interrogativi su quali voci subiranno tagli. L’incremento annunciato del bilancio a 2000 miliardi (senza incrementare i contributi nazionali), tuttavia, lascia intendere che la coperta non sarà poi così stretta.
In questo scenario frammentato, il commissario Serafin, nel suo discorso a Strasburgo del 9 luglio, aveva anticipato alcuni punti fermi ripresi da Ursula von der Leyen nella conferenza stampa del 16 luglio di presentazione della proposta della Commissione:
Primo: la flessibilità. Superare l’attuale rigidità che vincola fin dall’inizio circa il 90% delle risorse. La proposta è fissare delle soglie minime per le varie politiche (per esempio il 14% per le politiche sociali) e riservare il resto in risposta a future emergenze. Una misura considerata da molti necessaria.
Secondo: le nuove priorità. Si confermano la politica agricola comune e la politica di coesione come pilastri tradizionali uniti in un unico megafondo da 800 milioni di euro, ma si introduce la competitività, e con un fondo di 410 milioni di euro, dedicato sul modello del programma STEP. Acronimo di Strategic Technologies for Europe Platform, STEP mira a promuovere lo sviluppo di tecnologie strategiche in settori chiave come il digitale, il deep tech, le biotecnologie e le tecnologie pulite.
La proposta ufficiale della Commissione, rappresenta dunque solo il primo passo di un percorso negoziale lungo e complesso – due anni di confronto tra Consiglio, Parlamento e Commissione – verso quello che rischia di essere il più controverso bilancio nella storia dell’Unione europea sia in tema di risorse che in tema di governance.