Mille giorni di governo Meloni: la premier inizi a vantarsi del populismo rinnegato

Ogni volta che ha scelto la responsabilità al posto del populismo, la premier ha fatto bene. Il futuro dipende da quanto saprà rivendicarlo

Tutte le volte che il governo Meloni ha seguito la postura populista e sovranista, ha fatto male. Tutte le volte che ha avuto la forza di distaccarsi, ha fatto bene (anche se non se ne è vantato). Sull’autonomia differenziata ha seguito le pulsioni leghiste e ha portato avanti un provvedimento insensato e fatto con i piedi, che va in direzione opposta rispetto a una ordinata sistemazione del “chi-fa-cosa” in questa Repubblica. Sul decreto anti-rave e su (gran parte del) decreto sicurezza ha dato ascolto ai rigurgiti securitari e panpenalisti; sulla cancellazione delle multe a chi non si vaccinò ha lisciato il pelo alla peggiore feccia no vax. Sull’immigrazione ha ceduto al trumpiano “deportiamoli in Albania” (con zero effetti e un po’ di spreco). A vari corporativismi ha segnalato che troveranno nel governo sempre un alleato contro il “neoliberismo”. Sugli extra-profitti ha ceduto al populismo del “paghino le banche!”, salvo poi – a telecamere spente – consentir loro di non pagare, se non volevano. Sul fisco non ha avuto il coraggio di destinare le risorse là dove servono (al ceto medio); sul mercato dei capitali ha lisciato il pelo a potentati (veri o presunti) invertendo alcune riforme pro mercato del decennio scorso.

Ha fatto bene, invece, tutte le volte che ha avuto il coraggio di andare contro il populismo e contro ciò su cui aveva ottenuto il consenso. Sui conti pubblici, al cui confronto Schauble sembra un pericoloso keynesiano. Sulle pensioni, dove si loda e si rende più severa la tanto odiata riforma Fornero. Sull’energia, riprendendo a trivellare in Adriatico e iniziando un (timidissimo) percorso verso il ritorno al nucleare. Su Ucraina e spese militari, rinnegando il facile populismo e assumendo atteggiamenti coraggiosi e responsabili. Su – per il momento – la separazione delle carriere, alla faccia del populismo giudiziario.



Della maggior parte di queste cose Giorgia Meloni non se ne è mai vantata. Perché sapeva di fare cose impopolari e contrarie alla constituency del centrodestra a trazione populista che ha vinto le elezioni nel 2022. Dalla capacità, sua in primo luogo ma anche di Forza Italia, di non solo iniziare a vantarsene, ma anche di impostare su di esse una proposta politica in grado di espellere il populismo e costruire una nuova narrazione dipende gran parte dello scenario politico dei prossimi anni.

Luigi Marattin


deputato, segretario del Partito liberaldemocratico

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