A Palazzo Chigi non ci sono liberali ma populisti. La riforma fiscale è ferma, la pressione fiscale è salita, sono aumentate le tasse, il costo della benzina, le bollette di gas e luce, i pedaggi autostradali e il carrello della spesa. Mentre la sanità è in crisi
Accolgo volentieri l’invito del Direttore a fare un bilancio di quasi tre anni di governo Meloni, superato il giro di boa. Un tempo c’erano i governi balneari, questo è un governo che galleggia, nonostante i numeri solidi in Parlamento. Ogni giorno qualche ministro proclama di “aver fatto la storia”, ma le uniche storie sono quelle su Instagram. Meloni è arrivata a Palazzo Chigi nel 2022 grazie alle divisioni del centrosinistra. Ma che fine ha fatto il suo programma? Niente blocco navale, ma centri in Albania da quasi un miliardo per accogliere 45 migranti, con sbarchi aumentati del 15 per cento nel 2025. Più che un governo dell’ordine, è un governo delle chiacchiere e del distintivo: scarcerano un violentatore di bambini come Al Masri e arrestano donne incinte e bambini. Aumentano le pene e le aggravanti, ma crescono anche rapine, aggressioni e violenze, come certificato dal Viminale. L’autonomia differenziata è stata smontata dalla Corte costituzionale, il premierato è fermo da oltre un anno alla Camera. La separazione delle carriere in magistratura è diventata una vendetta contro chi fa il proprio lavoro.
Nel frattempo, le carceri esplodono per sovraffollamento e il numero di suicidi è da record, mentre il sottosegretario Delmastro si diverte coi botti di Capodanno. Sul fronte internazionale, Meloni ha almeno cambiato idea su l’uscita da euro, Ue e Nato, ma ci ha fatto scendere dal treno per Kyiv (dove eravamo con Draghi) senza salire su quello per Washington, come dimostra il disastro della politica commerciale sui dazi. Racconta di una “Melonilandia” dove tutto va bene, ma la realtà è diversa. La produzione industriale è negativa da 27 mesi, il Pil cresce pochissimo nonostante i miliardi del Pnrr, il debito aumenta e i costi dell’energia volano. A Chigi non ci sono liberali ma populisti: la riforma fiscale è ferma, e la pressione fiscale è salita dal 41,4 per cento del 2023 al 42,6 per cento nel 2024. Sono aumentate le tasse, il costo della benzina, le bollette di gas e luce, i pedaggi autostradali, il carrello della spesa. Tutto tranne stipendi e pensioni, che secondo l’Ocse sono scesi del 10 per cento dal 2019. Gli unici salari aumentati sono quelli di sottosegretari e staff ministeriali.
Quando Meloni parlava di attenzione alla classe media, intendeva per tartassarla meglio: la usa come un bancomat fiscale. Anche per questo noi di Italia Viva il 16 luglio saremo in tutte le piazze per ricordare quanto costa alle famiglie italiane questo governo. E’ impossibile elencare tutti i disastri: dai treni in ritardo di Salvini alla “sovranità alimentare” di Lollobrigida con la bresaola made in Usa, fino a Tajani, il ministro “più sfortunato della storia”, sfiduciato persino da Pier Silvio Berlusconi. Ma la vera emergenza è la salute. Un governo che non garantisce il bene primario della sanità pubblica ha fallito su tutta la linea. Se per curarsi bisogna pagare, la salute diventa un privilegio, non un diritto. Quando c’è un anniversario si fanno gli auguri al festeggiato. In questo caso, visto come stanno governando, gli auguri è meglio farli agli italiani.
Maria Elena Boschi
parlamentare di Italia Viva