Mille giorni di governo Meloni: bene il rapporto con l’Ue, male il riflesso identitario

La premier oscilla tra il profilo da statista e il riflesso della leader di partito. Bene su Europa e finanza pubblica, male su giustizia e vocazione maggioritaria mancata

Il mio giudizio sui 1000 giorni del Governo Meloni è molto semplice. Buono, anche molto buono in alcuni casi, quando si vede che pensa e ragiona nell’interesse dell’Italia e si comporta da aspirante statista. Cattivo, anche molto cattivo, quando prevale la leader di partito in cerca di rivincite e di polemiche inutili. Buono quindi nelle scelte di politica internazionale e nel rapporto che ha saputo costruire con l’Unione Europea, buono nel non avere ceduto alle sirene della spesa pubblica a tutti i costi (ma le elezioni si avvicinano e vedremo se saprà tenere duro o invece cederà alle mille tentazioni elettorali). Sono punti che nella mia personale agenda stanno ai primi posti per importanza.

Cattivo quando prevale l’istinto identitario. Che senso ha per esempio sostenere una sacrosanta riforma della giustizia con la separazione delle carriere per poi riempire il codice penale di nuovi e inutili reati giusto per nutrire i tanti giustizialisti (e forcaioli) che si nascondono da quelle parti? Giorgia Meloni avrebbe davanti a sé uno spazio larghissimo, praterie sterminate lasciate libere da una sinistra che ha preferito rincantucciarsi in un angolo. Potrebbe appropriarsi di quella vocazione maggioritaria che nella storia repubblicana fu forse della Dc, in parte di Berlusconi, ma troppo in funzione anti sinistra, e in parte minore del primo Governo Prodi. Il che significa avere un’agenda per la crescita economica e per la competitività che proprio non si è vista, aprirsi alla collaborazione con le persone migliori e più competenti, cosa fatta e non del tutto solo per le nomine in alcune controllate, cercare di parlare sempre al paese mediano e non a una sola parte di esso. In fondo dopo mille giorni vissuti senza che qualcuno l’abbia veramente messa in difficoltà e con i sondaggi ancora a suo favore, fatto piuttosto unico, Giorgia Meloni tradisce ancora una insufficiente fiducia in se stessa e nei suoi mezzi. Troppo spesso preferisce rifugiarsi nella sua comfort zone tralasciando uno spazio pubblico che è molto più grande dell’interpretazione riduttiva che fin qui ne ha dato.

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