Meloni sui dazi punta sul “modello Starmer”. Mentre la Lega attacca l’Ue

L’obiettivo del governo è scendere verso dazi al 10 per cento, come negoziato da Londra. Il ministro Foti: “Non è il momento dei toni muscolari”. Eppure dal Carroccio piovono accuse a Bruxelles: “Ci danneggia, trattiamo da soli”

I dazi al 30 per cento imposti dall’Amministrazione Trump all’import di prodotti europei hanno colto di sorpresa gran parte dei governi europei, compreso quello italiano che sperava in una tassazione più bassa che producesse meno danni alle esportazioni italiane. Per questo, nelle ultime ore, è ripresa a circolare a Palazzo Chigi l’ipotesi di un “modello Starmer”, sull’esempio della negoziazione che qualche mese fa al premier britannico ha permesso di far scendere i dazi al 10 per cento su gran parte delle merci, con conseguenti contrattazioni specifiche posticipate avanti nel futuro. Sarebbe questo l’obiettivo fissato anche dalla premier Giorgia Meloni, conscia del fatto che dazi al 30 per cento sarebbero deleteri per l’industria italiana, soprattutto quella agroalimentare, che ha nel mercato americano uno dei suoi sbocchi principale a livello internazionale. E anche per questo la presidente del Consiglio ha accolto con favore la mancata introduzione (per adesso) di contro dazi da parte della Commissione europea, come annunciato ieri dalla presidente Ursula von der Leyen. Come a voler favorire fino all’ultimo una negoziazione che andrà avanti anche nelle prossime settimane con la controparte americana. E infatti anche il ministro degli Affari europei Tommaso Foti intervistato da Repubblica sembra suggerire il basso profilo: “Se si arrivasse davvero ai dazi al 30 per cento ovviamente il tavolo salta, ma ora non è il momento dei toni muscolari”, dice.

Fatto sta che per una parte del governo che si mostra realista con la decisione di Washington, ce n’è un’altra che già mette nel mirino l’Unione europea. “La posizione della Lega è sempre la stessa: condividiamo quanto detto dal governo, che ritiene inutile e dannosa una guerra commerciale”. E, dunque, è vero, “i dazi sono sbagliati e dannosi, ma è necessario essere pragmatici e ammettere che anche burocrazia e vincoli di Bruxelles sono altrettanto sciagurati“, ha detto in un colloquio con il Corriere della Sera il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, segretario della Lega. Reiterando posizioni che all’interno del Carroccio erano però già emerse in chiaro. “Ci troviamo in questa situazione per colpa dell’Europa: di questa Unione guidata da Ursula von der Leyen a completa trazione tedesca”, aveva detto ieri a Repubblica il vicesegretario della Lega e sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. E anche il senatore Claudio Borghi, esponente dell’ala più euroscettica del partito, ha chiesto che il governo italiano tratti direttamente con gli Stati Uniti bypassando l’Unione europea che “ci danneggia”.

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