Jack Marangon, il Maradona della Serie D

L’attaccante, 150 gol nella categoria, ha trascinato in Serie C la Dolomiti Bellunesi, ma resterà ancora tra i dilettanti. Da sempre rifiuta il professionismo

Ha siglato la doppietta decisiva che ha regalato la promozione in Serie C alla Dolomiti Bellunesi, chiudendo una stagione da diciannove gol e numerosi assist. Eppure, dopo un anno e mezzo con un bilancio complessivo di 56 presenze, 28 reti e 20 assist, Giacomo Marangon ha scelto di non proseguire l’avventura. Una decisione che, nell’ambiente, non ha sorpreso nessuno. Marangon, classe 1992 e talento calcistico stratosferico, non gioca tra i professionisti. È un po’ il Teofilo Stevenson del calcio, il pugile cubano che per sua volontà (e per legge) ha sempre combattuto nella boxe olimpica. Per Marangon, invece, è stata una scelta al cento per cento personale: una vita trascorsa in Serie D, con sole tre apparizioni in Eccellenza e un’unica, breve deroga concessa al professionismo nel 2013-2014, con la squadra del suo paese, Porto Tolle, che però non andò a buon fine.


Fin da ragazzino, Jack (come preferisce essere chiamato, non “Giacomino”) era un nome fisso sui taccuini dei talent scout più attenti d’Italia. Lo cercarono insistentemente Inter e Juventus, ci provò anche la Triestina, ma lui ha sempre rifiutato, scegliendo di rimanere a Porto Tolle, il paese natio in provincia di Rovigo dove vive tuttora. Un comune sparso, senza un centro definito, noto soprattutto per la sua spiaggia estiva, i percorsi ciclabili in primavera, l’anguilla ai ferri e la la cozza Dop. Si narra, nei bar di Ca’ Tiepolo, che nell’unico anno da professionista, il presidente del club gli concedesse di non partecipare ai ritiri prepartita.

Al Delta fu compagno di squadra di Manuel Lazzari, ultime otto stagioni in A con tre presenze in Nazionale maggiore. Ma all’epoca, era Jack a essere sulla bocca di tutti. Mister Paolo Favaretto, quest’anno alla Sampdoria come collaboratore specializzato esclusivamente sui calci piazzati, nei quali oggi è uno dei massimi esperti in Italia, lo ha allenato nell’unica tormentata stagione da professionista al Delta Porto Tolle. “Un talento vero, devastante nei calci da fermo, nelle punizioni dirette e come assistman nei corner e nelle punizioni laterali. Quell’anno purtroppo non stava bene – racconta Favaretto al Foglio Sportivo – aveva dei problemi alla schiena. Il piede è di quelli da Serie A e Serie B, ma è un giocatore di livello assoluto anche per la visione di gioco e pure a livello fisico, con quelle sterzate incredibili. Calciatori in possesso di entrambi i piedi dello stesso livello, nelle due massime categorie, si trovano, ecco lui è uno di quelli”. Sui social, infatti, si sta scherzando parecchio sul fatto che non si capisce mai se il ragazzo sia destro o sinistro. Guardando su YouTube si può verificare che i rigori li calcia da destrorso, ma l’impressione è che se andasse sul dischetto con l’altro piede il risultato sarebbe il medesimo.

“Il mestiere del calciatore – prosegue Favaretto – nasce come una passione, ma comporta sacrifici enormi; si sale di categoria solo se questi non sono un peso. Del Piero e Totti, oltre al talento, hanno faticato moltissimo, non solo in campo. Serve anche coraggio, ma a Marangon quello non è mai mancato”. Il mister continua: “Stiamo parlando di un numero dieci di livello alto, di quelli per cui gli spettatori pagano volentieri il biglietto per vederlo alla domenica. Io non ho potuto godermelo tanto in partita, però ho impresso nella mente come in allenamento crossasse di destro e sinistro con una capacità coordinativa che non ha eguali in quelle categorie”.


Nonostante la scelta di non proseguire, la Dolomiti Bellunesi ha voluto tributargli un saluto commovente sul proprio sito ufficiale. “Giacomo ha lasciato un segno indelebile – ha commentato il presidente Paolo De Cian – è stato fondamentale nella conquista della promozione, non solo per i numeri straordinari, ma per come ha interpretato ogni sfida: con cuore, intelligenza e spirito di sacrificio. Ha saputo accendere la luce nei momenti complicati ed essere un riferimento. A lui va il nostro più sincero grazie: per quello che ha dato e per il modo in cui si è messo a disposizione di chiunque. Gli auguriamo il meglio per il prosieguo della sua carriera”. Nel frattempo, pur avendo ricevuto offerte da Treviso e Pistoiese, Marangon ha firmato per il Cjarlins Muzane, una squadra friulana, naturalmente in Serie D, categoria in cui è arrivato a quasi 150 gol in carriera.

Dopo aver fatto le giovanili a Porto Tolle, Marangon ha esordito in prima squadra da ragazzino, in Eccellenza, realizzando dieci reti nella stagione del debutto e ottenendo la promozione in Serie D. Qui ha giocato altre tre stagioni, arrivando anche a disputare 13 partite in C2 (senza gol). Ha deciso così di ripartire dall’Eccellenza con l’Adriese, dove è rimasto sei stagioni con un intermezzo alla Clodiense. Sempre in D, ha giocato a Desenzano, Ravenna e qualche mese a Prato, ma è quando è andato alla Dolomiti Bellunesi che ha ritrovato subito lo spirito del passato. Qui, in panchina, c’era Nicola Zanini, grandissimo talento ex Juventus e Sampdoria, un po’ inespresso anche lui. Da allenatore, Zanini ha molta esperienza in D e Marangon, sotto la sua guida, ha disputato un anno e mezzo splendido.

I calciatori delle giovanili stravedevano per questo calciatore pieno di tatuaggi, proprio come un calciatore di Serie A, che il 14 luglio compirà 33 anni. Lui, che non ama molto le interviste e nemmeno apparire sui social, ha dichiarato che rimarrà sempre tifoso della squadra veneta. Va detto che scegliere il dilettantismo anziché il professionismo non è la decisione più rara nel calcio: spesso, infatti, in Serie D si possono raggiungere guadagni economicamente più vantaggiosi, magari anche con maggiore sicurezza sul fronte dei pagamenti. Il caso di Giacomo Marangon rimane tuttavia unico. Con il suo talento avrebbe potuto essere un protagonista in categorie superiori, forse persino in Serie A. Invece continuerà a incantare sui campi dei dilettanti per almeno un altro decennio: non sarebbe affatto sorprendente vederlo ancora sul terreno di gioco, superati i quaranta, in Eccellenza o Promozione.

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