Siamo di fronte ad una rivoluzione tecnologica che ha il potenziale di spazzare via i sistemi precedenti. Da noi si sta già diffondendo, anche se per ora meno rapidamente che oltre Atlantico. Lezioni per l’Europa
Il risparmio dei cittadini europei torna ad essere fonte di preoccupazione. Un anno dopo la pubblicazione dei rapporti di Draghi e Letta, che mostravano come l’assenza di un mercato finanziario europeo più integrato favorisce l’economia statunitense, invece di quella europea, la situazione non è migliorata.
Non solo perché, nel frattempo, le autorità di vari paesi europei hanno eretto ulteriori barriere alla creazione di un mercato dei capitali, in particolare ostacolando la creazione di istituzioni bancarie di dimensioni sistemiche. Ma soprattutto perché non ci si sta accorgendo dello tsunami che sta per arrivare dall’altra parte dell’Atlantico, con la legislazione – cosiddetta Genius – appena adottata dall’Amministrazione Trump, che mira a promuovere l’utilizzo del dollaro attraverso la nuova tecnologia della blockchain, a scapito delle altre monete. Se l’Europa non reagisce rapidamente, l’impatto sulla sua sovranità monetaria rischia di essere devastante.
Per reagire in modo razionale bisogna capire almeno tre cose. La prima è che siamo di fronte ad una rivoluzione tecnologica che ha il potenziale di spazzare via i sistemi precedenti. E’ normale che all’inizio prevalga lo scetticismo. In effetti, per chi è abituato a ragionare in termini di sistemi monetari accentrati, per cui un pagamento viene finalizzato solo al termine di una serie di operazioni effettuate attraverso istituzioni private e pubbliche, come nel caso di un bonifico bancario, non è facile accettare che un sistema decentrato, come quello basato sulla tecnologia blockchain, consenta di finalizzare una transazione praticamente in tempo reale.
Lo stablecoin – che in italiano si può tradurre in moneta stabile, in contrasto con i bitcoin il cui valore invece oscilla costantemente – consente di effettuare, 24 ore su 24 e a costo zero, pagamenti con controparti in tutto il mondo per saldare fatture, acquistare strumenti finanziari o effettuare rimesse. Per usare gli stablecoin ci si deve semplicemente dotare di un “wallet” (un portamonete) digitale, che può interoperare con le blockchain più in uso, sempre più interconnesse tra di loro. Ogni wallet ha un identificante pubblico – una sorta di Iban – che viene messo a disposizione della controparte per completare la transazione in tempo reale. Il wallet viene caricato con stablecoin, acquistati attraverso un semplice bonifico bancario, che vengono poi usati per effettuare i pagamenti. Le transazioni sono criptate, assicurando la privacy, ma sono anche rintracciabili, su richiesta delle autorità, ad esempio ai fini della lotta all’antiriciclaggio.
La seconda cosa da capire è che la diffusione di stablecoin crea una serie di problemi, che sono stati in parte identificati dalle autorità monetarie. Il principale riguarda il valore degli stablecoin. In teoria, tale valore dovrebbe essere stabile, essendo garantito dalle riserve accantonate al cento per cento dall’emittente, come nel caso di narrow banking. La regolamentazione vincola l’impiego delle riserve in strumenti liquidi e delimita la tempistica di ritiro dei fondi. Tuttavia, non si può escludere la possibilità che un emittente non rispetti le regole, soprattutto se è insediato in paesi con legislazioni poco rigorose. La soluzione è quella di sottoporre l’emittente di stablecoin alla vigilanza delle autorità monetarie del paese di emissione, ossia gli Stati Uniti nel caso del dollaro. Questo non è previsto nell’attuale regolamentazione americana, ma è una inevitabile tendenza di mercato. Non è un caso che uno degli emittenti più noti – Circle – la cui valutazione è passata da 6 a 50 miliardi di dollari in pochi giorni, ha recentemente chiesto di avere una licenza bancaria negli Stati Uniti. E si pubblicizza già come il più grande emittente regolamentato di stablecoin.
La terza cosa da capire, in Europa, è che questa tecnologia è destinata ad arrivare anche da noi; anzi, è già arrivata e si sta diffondendo, anche se per ora meno rapidamente che oltre Atlantico. Se gli stablecoin verranno emessi solo da entità americane, in dollari, verranno comunque usati anche dalle aziende e dai cittadini europei. Non è possibile impedirlo. In questo scenario, si verificherebbe un ingente drenaggio di depositi bancari fuori dal continente, che andrebbe a finanziare i titoli di stato americani detenuti come riserve da quegli emittenti.
In sintesi, cercare di impedire la diffusione della nuova tecnologia è non solo inutile, ma anche dannoso. La lezione da trarre è che l’Europa deve essere in prima linea nell’adottare la nuova tecnologia. Peraltro, l’Europa si è già dotata di una buona base regolamentare – la cosiddetta MiCA – per consentire ad attori europei di emettere stablecoin in euro con adeguate misure di protezione del consumatore, in particolare per quel che riguarda la composizione delle riserve e la supervisione delle norme.
Spetta ora alle autorità monetarie, Bce in testa, di superare la riluttanza iniziale e favorire l’emissione di stablecoin in euro, che possano circolare a livello globale e competere con quelli in dollari. Purtroppo, la moneta digitale di banca centrale – il cosiddetto euro digitale, la cui uscita è prevista nel 2028 – non rappresenta una alternativa credibile allo stablecoin, perché si basa su una tecnologia che non è competitiva con la blockchain, in termini di costo, di versatilità, di diffusione e velocità di esecuzione. D’altra parte, non si può pretendere che la Bce diventi una società di software.
Dal canto suo, il sistema finanziario europeo, a cominciare dalle banche, non può sempre aspettare la guida pubblica per cavalcare l’innovazione. Il timore che gli stablecoin sostituiscano servizi più redditizi nel breve termine non può prevalere sui vantaggi della nuova tecnologia per i clienti, soprattutto se si vuole che i clienti restino. Senza una reazione europea rapida, in grado di competere con l’iniziativa americana, il sistema finanziario europeo rischia di essere ancor più colonizzato di quanto non lo sia già.