L’effetto duplice della volubilità del presidente americano sul Cremlino e su Zelensky, che ripensa il suo governo per renderlo a prova di Washington
Non è una corsa al cuore di Donald Trump, ma è una corsa alla sua mente, quella che i leader europei hanno iniziato ormai dal vertice della Nato dell’Aia. Ognuno cerca di adattare le parole, le politiche, in modo che il presidente americano non abbandoni l’Ucraina. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz è stato il più esplicito e alla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina, conclusa ieri a Roma, ha detto la frase che nessuno aveva osato pronunciare: “Sta con noi, resta con gli europei, la pensiamo allo stesso modo e vogliamo un ordine politico stabile in questo mondo”, ha esortato Merz rivolto al capo della Casa Bianca. La volubilità di Trump è oggetto di paura e desiderio. Per gli europei e gli ucraini è motivo di preoccupazione. Per i russi è fonte di beffe. All’Aia gli europei hanno modificato tutto per fare in modo che il presidente americano non abbandonasse il vertice Nato stizzito e ci sono riusciti: in parte è merito dell’impegno a spendere il 5 per cento del pil per la Difesa, in parte è merito del senso di vittoria che l’attacco contro i siti nucleari iraniani ha infuso nel capo della Casa Bianca. Questo momento di favore va mantenuto, va modellato e anche gli ucraini, per i quali la buona relazione con Washington è questione di vita o di morte, lavorano per tenere Trump dalla loro parte. A Roma, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato dei cambiamenti nel suo governo per adattarlo ai tempi che il paese deve affrontare. Il sottotesto è: per adattarlo a Trump. Uno dei maggiori cambiamenti potrebbe essere il trasferimento del ministro della Difesa, Rustem Umerov, finora capo negoziatore degli incontri con i russi a Istanbul, all’ambasciata ucraina di Washington. Umerov deve diventare l’uomo pronto a interfacciarsi con l’Amministrazione Trump, conosce tutti i dossier più segreti e importanti e il suo ruolo di negoziatore è apprezzato alla Casa Bianca. Un cambiamento all’ambasciata di Washington era atteso da quando Trump ha vinto le elezioni, il nome di Umerov è però inaspettato.
Il presidente Trump ha anticipato che lunedì farà un grande annuncio riguardante Mosca. Il capo della Casa Bianca nelle ultime settimane è cambiato molto, ha accettato un meccanismo per l’acquisto di armi tramite i paesi della Nato che possa agevolare Kyiv, ha sbloccato l’invio di Patriot, e ha iniziato a parlare in modo possibilista di sanzioni. Potrebbe essere una montatura per colpire Vladimir Putin e piegarlo ad accettare almeno un cessate il fuoco, ma comunque anche Mosca aspetta, curiosa, l’annuncio, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. Tra i funzionari russi di alto livello nessuno commenta il cambiamento di Trump. E’ la stampa russa la più scatenata: se prima osannava il presidente come un amico, il primo americano che aveva capito quante cose Stati Uniti e Russia avessero in comune, adesso lo presentano come un perdente, un egocentrico che non sa accettare la sconfitta. La Komsomolskaya Pravda ha scritto: “Il presidente degli Stati Uniti è un po’ agitato, cambia idea su questioni importanti con la stessa rapidità con cui cambia le scarpe”. Putin si è invece limitato a dire di “non essere felice”, quando Trump ha deciso di inviare i Patriot a Kyiv. La stampa russa raffigura Trump come un politico goffo e capriccioso. Putin e il suo portavoce Peskov si limitano a ridacchiare e a ignorare. Mosca non cambia, il Cremlino non ritiene di doversi adattare per compiacere Trump.
Alexander Goldfarb, attivista russo per i diritti umani, ha scritto su Facebook che Trump ha capito la differenza tra campagna elettorale e governo. Goldfarb ritiene che presto il presidente americano cambierà politica anche su deportazioni e dazi, ma intanto sulla guerra l’attivista scrive: “Una cosa è gridare ‘questa non è la nostra guerra’ o ‘basta avventure in medio oriente’, un’altra è permettere alla Russia o all’Iran di trionfare. Sarebbe la sconfitta dell’America e un suo fiasco personale”.