La fine della Pop Sondrio e altre desertificazioni bancarie. Una voce appassionata scrive

Diventate contendibili, le banche popolari sono state protagoniste, ma soprattutto vittime, di un processo di acquisizioni che ha visto sparire realtà come Ubi Banca, Credito Valtellinese, Banco popolare, oltre alle banche venete. Ora la prevista fusione con Bper porterà inevitabilmente alla chiusura di filiali e al passaggio dei clienti come le figurine dei calciatori

Caro Foglio – Stiamo assistendo a un “risiko bancario” che sta scuotendo il mondo della finanza. Ci sono operazioni che coinvolgono i grandi colossi, come Mediobanca e Generali, ce ne sono altre su cui prevale il silenzio, anche se costituiscono una svolta storica nel sistema bancario. Mi riferisco all’Ops in corso, lanciata da Bper per la conquista della Banca popolare di Sondrio. Se andrà in porto questa acquisizione si realizzerà la profezia che in tempi non sospetti, dieci anni fa, avevo evidenziato nelle pagine di un libro che conteneva un mio saggio e un altro di Franco Debenedetti: “Popolari addio?”. Un instant book a poche settimane dall’approvazione del decreto del governo di Matteo Renzi che imponeva alle dieci grandi banche popolari di trasformarsi in società per azioni. Così è avvenuto. Diventate contendibili, le banche popolari sono state protagoniste, ma soprattutto vittime, di un processo di fusioni e acquisizioni che ha visto sparire realtà come Ubi Banca, Credito Valtellinese, Banco popolare, oltre alle banche venete.

Anche la Popolare di Sondrio è diventata forzatamente spa, ma ha mantenuto ugualmente lo spirito che, dall’Ottocento ad oggi, ha reso importante il sistema delle popolari: legami e forte presenza nel territorio, attenzione e vicinanza alla clientela, crescita per linee interne, bilanci in ordine e sempre in attivo, partecipazione dei soci nello spirito cooperativo. E così, mentre continua quella che è stata chiamata “desertificazione bancaria” (lo scorso anno le banche italiane hanno chiuso 609 sportelli), la Popolare di Sondrio non ha mai chiuso una filiale: negli ultimi quattro anni anzi ne ha aperte 28, superando quota 530.

Un’esperienza destinata ad essere dispersa. La prevista fusione con Bper porterà inevitabilmente alla chiusura di filiali (come è avvenuto con gli sportelli Carige ed ex Ubi), alla riduzione del personale, al passaggio dei clienti come le figurine dei calciatori. E’ il capitalismo, bellezza! Ma mi sembra un peccato gettare alle ortiche quello spirito della cooperazione che sul fronte bancario è stato un fattore decisivo per lo sviluppo delle piccole e medie imprese: miracolo economico compreso.

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