Già Gerardo Chiaromonte mise in guardia da una concezione sbagliata delle prerogative della Commissione. Il suo “invadere terreni che non le competono” – come ha denunciato Giovanni Fiandaca al Foglio – risale a un fraintendimento sorto già negli anni Sessanta
Quando un equivoco persiste per sessant’anni, lo si può ancora legittimamente chiamare equivoco? O non è forse, a equivocarsi, chi si ostina a denunciarlo come tale? Siamo forse come il matto della barzelletta, quello che in autostrada si stupisce perché tutti vanno contromano? Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, qualcuno mise in guardia da “una concezione sbagliata dei compiti e delle prerogative della Commissione parlamentare antimafia, vista come un organismo capace e in dovere di compiere indagini, di far clamore intorno a singoli episodi, di denunciare i nomi di uomini politici e di amministratori collegati in qualche modo con la mafia. E questo in violazione anche di qualsiasi norma di uno Stato di diritto, negando di fatto i diritti e la dignità dei cittadini, raccattando dalla spazzatura qualsiasi tipo di materiale: e per di più accrescendo nell’opinione pubblica un’aspettativa spasmodica di una ‘polveriera’ o di una ‘santabarbara’ che a un certo punto avrebbero dovuto scoppiare, e fare così piazza pulita dei rapporti fra mafia, politica e amministrazione”.
Questo qualcuno era Gerardo Chiaromonte nel dattiloscritto incompiuto I miei anni all’antimafia 1988-1992 (Calice editore). Il senatore del Pci si riferiva a un fraintendimento sorto già negli anni Sessanta, quando la neonata Commissione cominciò a raccogliere “schede nominative”, spesso ispirate da denunce anonime, su politici e amministratori sospettati d’intesa con la mafia. Dunque l’equivoco è nato, a rigore, insieme alla Commissione, e il suo “invadere terreni che non le competono”, come ha denunciato ieri Giovanni Fiandaca al Foglio, è da sempre il modo di esistere di quel curioso organo di giurisdizione parallela. Forse è il tempo di lanciare una campagna perché i coloni dell’antimafia si ritirino unilateralmente dai territori occupati fin dal 1963.