Le derive sul genere da denunciare

Nyt e Wsj raccontano il dissenso liberal verso la radicalizzazione del movimento Lgbtq+, mentre qui il dibattito resta silenziato. La denuncia coraggiosa della crociata ideologica per la transizione dei minori

Due articoli, uno di Andrew Sullivan sul New York Times, l’altro del Wall Street Journal, raccontano lo stesso fenomeno: in America cresce il dissenso liberal verso la radicalizzazione del movimento Lgbtq+, ma in Europa – e in Italia – il dibattito resta silenziato. Si finge che non esista, per paura di essere esclusi, marchiati, ridotti al silenzio. Eppure si tratta di un nodo decisivo per le democrazie liberali: si può ancora dissentire senza essere espulsi dalla civiltà? Sullivan, pioniere delle battaglie per i diritti civili, denuncia una mutazione: dal “live and let live” alla crociata ideologica. La battaglia non è più per l’uguaglianza, ma per riscrivere la realtà biologica: abolire il sesso come dato oggettivo, imporre una visione fluida, soggettiva, dogmatica. Il punto più delicato è l’infanzia: diagnosi precoci, trattamenti irreversibili, cancellazione della pubertà come possibile via di accettazione per i ragazzi gay. E’ legittimo chiedere: quanti giovani potenzialmente omosessuali vengono spinti verso la transizione perché incapaci di accettare il proprio orientamento?

Il Wall Street Journal mostra l’altra faccia: la Stanford Medicine ha sospeso gli interventi chirurgici per minori. Una revisione del Dipartimento della Salute conclude che la transizione pediatrica non è giustificata da solide prove né da un’etica condivisa. Tra gli autori ci sono studiosi liberal. Ma anche solo parlarne comporta isolamento, anatema, delegittimazione, quando non accuse infamanti di transfobia. In Europa tutto questo è rimosso. I partiti progressisti tacciono. I media ignorano. Le associazioni temono di perdere posizioni. La sinistra liberal, che dovrebbe distinguere tra diritti e derive, si chiude nel conformismo. Eppure la posta in gioco è altissima. Difendere i diritti delle persone trans non significa smettere di pensare, né accettare che una nuova ortodossia censuri ogni domanda. La libertà comincia dal dissenso. Se i liberal non lo ricordano, chi lo farà? E con quale coraggio potremo ancora difendere l’idea di pluralismo?

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