“Con tutto il rispetto, non pensiamo che l’assist dell’allenatore sia un problema. Anzi ci sono dubbi persino che sia positivo per il candidato di destra”, dice lo staff dell’europarlamentare. “Calenda si è chiamato fuori, ma un pezzo importante del suo partito è con noi”
“Nessuno di noi aprendo questa mattina il Foglio si è particolarmente preoccupato, leggendo dell’assist di Roberto Mancini ad Acquaroli“, ci dicono dall’entourage di Matteo Ricci, candidato dem nelle regionali marchigiane. “Con tutto il rispetto, non pensiamo sia un problema. Il fatto che abbia mollato la Nazionale senza preavviso per andarsi a prendere i soldi in Arabia, dove peraltro ha fatto un disastro in panchina, secondo noi non lo rende particolarmente simpatico ai marchigiani e al resto degli italiani“, spiega lo staff dell’ex sindaco di Pesaro, sollevando persino “dubbi che sia positivo per il candidato di destra. Certamente non è una tragedia per noi”. E poi, ancora: “Non si tratta certamente di Valentino Rossi, che nelle Marche è un idolo”.
Per i dem marchigiani, dunque, nessun effetto influencer in vista: “Non crediamo che ci sia qualcuno in grado, con un endorsement, di spostare voti a destra e sinistra”. Se l’assist dell’allenatore va verso Acquaroli, quello di Carlo Calenda è sfumato. Ieri il leader di Azione ha annunciato che la sua forza politica non presenterà il simbolo perché “sia Ricci sia Acquaroli sono candidati che non vanno bene”. Anche qui, lo staff del Pd minimizza: “Lui si è chiamato fuori, ma diversi dei suoi coordinatori provinciali, dunque un pezzo importante del suo partito, si candida comunque nelle liste civiche di Ricci”.
Ottimismo a parte, il sostegno per Ricci non sembra trovare un riflesso sui numeri. L’ultimo sondaggio Dire-Tecne, elaborato con interviste effettuate tra il 18 e il 19 giugno, segnava il gradimento per il dem compreso in una forbice tra il 45,5 e il 49,5 per cento, mentre quello di Acquaroli gravitava tra il 50,5 e il 54,5 per cento.
Una leggera superiorità numerica, ma sufficiente per spingere la dem Alessia Morani a bollare la rilevazione come “propaganda della destra”, commissionata ad arte per favorire il governatore uscente. Come spiegato dal Foglio, il sondaggio non è stato commissionato da nessun esponente politico, ma fa parte di un monitor periodico sulle regioni al voto realizzato per l’agenzia di stampa Dire. Eppure, lo staff di Ricci non è convinto: “Quel sondaggio è stato fatto da un istituto di destra, è stato fatto da loro”, ci dicono. Alle urne mancano due mesi, e la partita dunque è ancora aperta. Che il campo sia da calcio o meno poco importa.