I dati Istat di maggio dicono che il tasso di disoccupazione è salito al 62,9 per cento, un record assoluto. Si temeva che la crescita economica italiana del primo trimestre fosse legata ai timori di una guerra commerciale, ma la forte partenza delle assunzioni suggerisce anche una ripartenza delle imprese
Il mondo è attraversato da guerre, dall’Ucraina al Medio oriente, da guerre commerciali (i dazi di Trump e le ritorsioni degli altri paesi), da rischi energetici (shock sul prezzo del petrolio) e finanziari (ricadute sul mercato dei titoli di stato). Ma al mercato del lavoro italiano non interessa: continua a crescere come prima. A maggio, secondo i dati dell’Istat, c’è stato un aumento degli occupati di 80 mila unità, dovuto a un incremento degli occupati permanenti (+67 mila) e degli autonomi (+17mila) mentre scendono leggermente i dipendenti a termine (-4 mila). Il trend è più eloquente su base tendenziale: +408mila occupati in un anno, di cui + 388mila a tempo indeterminato, +175mila autonomi e -155mila a tempo determinato.
Con 24,3 milioni di occupati, il tasso di disoccupazione è salito al 62,9 per cento (record assoluto). A maggio si è registrato un aumento della disoccupazione (ora al 6,5 per cento), ma anche questo è un dato positivo perché è il frutto del calo degli inattivi (scesi al 32,6 per cento): vuol dire che più persone hanno iniziato a cercare un posto di lavoro. Il mercato del lavoro non è mai stato così forte: ormai da quattro anni l’occupazione cresce a un ritmo di 500mila nuovi lavoratori all’anno; aumentano gli occupati permanenti, diminuiscono quelli a termine e anche gli inattivi. Il dato del lavoro di maggio è una spia interessante di ciò che accade all’attività economica dopo che nel primo trimestre dell’anno il pil è cresciuto dello 0,3 per cento. Si temeva che la crescita del primo trimestre fosse il prodotto di un anticipo delle esportazioni in vista dell’introduzione dei dazi di Trump, e questo timore aveva trovato parziale conferma nel fatto che ad aprile l’occupazione era rimasta stabile. La forte ripresa delle assunzioni a maggio, invece, suggerisce anche una ripartenza dell’attività economica. Ciò vuol dire che l’obiettivo inserito dal governo nel Dfp di una crescita dello 0,6 per cento nel 2025 è alla portata e può anche essere superato.