Fra tende, civici e cartelli che si sono scissi continua la voglia di attirare l’elettorato moderato. Carrellata di sigle e volti già in movimento che dopo l’implosione del Terzo Polo vanno in direzioni convergenti e opposte. Tra strategie, storie e caratteri
Sedici teste per un polo che ancora non c’è, e non si sa se mai ci sarà. Sedici organismi politici già reali o ancora virtuali che ballano nella terra di mezzo tra sinistra e destra. Dici “centro” ma hai voglia a contare: non è uno e trino, oggi, il centro, né sta prendendo la forma del duetto, come si pensava ai tempi del Terzo polo che mai fu. E’ un magma che sembra scivolare più verso sinistra, ma che la destra osserva con interesse, non senza desiderio sotterraneo di aggancio prospettico. E insomma, a due anni dalle Politiche del 2027, e con altri appuntamenti amministrativi lungo la via, l’istantanea del fantomatico centro restituisce un panorama di tanti piccoli mondi fluttuanti e più o meno comunicanti, ognuno con i propri tic e le proprie speranze. Ne abbiamo contati sedici. Sedici piccoli mondi e sedici teste per un voto (ma quanti voti ancora non si sa).
Forza Italia
Si maschera a volte nella routine quotidiana, come formazione che del suo essere al centro del centrodestra va orgogliosa: sta al governo con la destra di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, pur in posizione non più di comando come ai tempi del padre fondatore, ex premier e Cav. Silvio Berlusconi, e stando al governo non può sempre rivestire il ruolo centrista, anche se la crescita nei sondaggi (dopo gli anni bui) può essere dovuta proprio alla diversità di toni e modi. Non si maschera nelle parole del leader e ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani. E insomma, dopo la morte del Cav., con il sostegno della famiglia Berlusconi, il partito azzurro si prepara alle prossime tornate elettorali, sottolineando con forza la dimensione europeista.
Libdem
Appena nati (in marzo), e ultimi arrivati nella terra di mezzo, avanzano tenendo a mente il motto “la fine del terzo polo è il peggior atto di masochismo della politica italiana”. Al loro primo congresso hanno eletto leader uno dei cofondatori: il deputato economista ed ex renziano Luigi Marattin, dopo aver federato quattro realtà più piccole dell’area liberale (Nos, Orizzonti Liberali, Libdem e Liberalforum) nel solco dell’agenda Draghi. Il Terzo polo vorrebbero rifarlo, ma Calenda al momento non raccoglie.
Azione
Sono quelli che al momento al centro vanno da soli, con il leader Carlo Calenda, ex gamba del Terzo Polo che non fu, che dai social non le manda a dire alla sinistra e alla destra, pur ponendosi come obiettivo la collaborazione di merito con entrambe. E quindi, definendosi partito liberale, europeista e riformista, Azione può dire sì alla partecipazione al Gay Pride di Budapest, ma anche no alla testa sotto la sabbia in tema di sicurezza, immigrazione ed energia, e no ad entrambi i candidati nella Marche, dove Calenda, alle prossime regionali, non sosterrà né Matteo Ricci né Francesco Acquaroli, occupandosi piuttosto dell’istituzione di una nuova Assemblea Costituente (obiettivo: scrivere la riforma della seconda parte della Costituzione per scongiurare l’implosione della democrazia).
Italia Viva
Il leader ed ex premier Matteo Renzi ha piantato da quasi un anno la bandierina del partito nel campo largo (foto simbolo: lui e la segretaria del Pd Elly Schlein abbracciati a una partita di calcio disputata a scopo benefico nell’estate del 2024), in mezzo ai veti iniziali di Avs ed M5s. Un anno dopo, Renzi ha visto fallire il referendum sul suo Jobs Act, ma non ha infierito su Schlein e Landini, anche se c’è chi si aspetta da lui, in futuro, qualche mossa a sorpresa in favore dei riformisti dem. C’è poi chi vede l’ex premier avviato verso la cosiddetta “tenda riformista”, possibile casa futura dei centristi che lambiscono il Pd, tanto che in questi giorni viene data per certa la ripresa del dialogo tra Renzi e il guru dem Goffredo Bettini, anche attraverso le iniziative di raggruppamento delle realtà riformiste (vedi sotto).
Tenda riformista
Il cantiere è aperto. E la tenda potrebbe diventare presto realtà, sotto forma di “rete” e piattaforma “dal basso”, con l’idea di arricchire l’offerta politica del centrosinistra attraverso una federazione dei civici. L’operazione è stata lanciata in chiaro una settimana fa a Roma, sotto la direzione dell’assessore al Grandi Eventi e al Turismo del Comune di Roma Alessandro Onorato e con la benedizione di Bettini. Ma gli altri centristi come la vedono?
Comunità democratica (cattolici con Ernesto Maria Ruffini)
L’ex direttore delle Agenzie delle Entrate, molto stimato da Romano Prodi, non ha fondato un partito ma si è messo ufficialmente in marcia, supportato dalll’ex ministro dem Graziano Del Rio e dallo stesso Prodi, senza “personalismi”, forte di un libro (“Uguali per Costituzione”, edito da Hoepli, con prefazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella), di un manifesto politico (“Più uno”) e della convinzione che non sia necessario “costruire nuovi partiti o aree all’interno di un partito”, “ma coinvolgere nuovi elettori andando a cercarli in quella metà di popolazione che ha smesso di affidare alla politica le proprie speranze”. Al momento Ruffini sta dunque mettendo in piedi comitati dalle Alpi al tacco dello Stivale.
Centro democratico (con Bruno Tabacci)
Ex democristiano, veterano in Parlamento, con il suo Centro democratico Bruno Tabacci osserva gli altri movimenti: benedice Ruffini e dice, intervistato da questo giornale, “che non serve il civismo improvvisato”.
Rete civica e solidale (con – tra gli altri – Marco Tarquinio, Paolo Ciani, Stefania Proietti)
Tra il margine sinistro del Pd, il civismo e le formazioni pacifiste extra dem, l’idea è quella di collocarsi al centro con un “noi”: no alla guerra e all’individualismo.
Popolari Udeur (con Clemente Mastella)
Fresco di nozze d’oro con la sua Sandra, l’ex ministro, dopo quello che ha definito “il suicidio del Terzo Polo”, porta avanti la sua visione al grido di “il centro è come un viandante, può scegliere più che essere scelto”. Gli piacerebbe rifondare la Margherita (insieme al Pd).
Noi moderati (con Maurizio Lupi, Mariastela Gelmini e Mara Carfagna)
Al centro del centrodestra, Noi moderati si colloca, con differenza di vedute con la Lega, su una linea convintamentre europeista. “A noi spetta portare nel governo quel senso di responsabilità, di pragmatismo, di compromesso, di mediazione, di bene comune necessario”, dice Lupi.
Udc (con Lorenzo Cesa)
Il deputato e segretario nazionale Udc Lorenzo Cesa, così commentava, mesi fa, il possibile ritorno della Dc con tanto di scudo crociato, dopo una stagione di dispute tra fratelli coltelli: “Dobbiamo ricomporre, attorno al simbolo storico che ha fatto grande il paese, un grande partito di centro democratico e cristiano”.
Dc con Rotondi
E c’è anche Gianfranco Rotondi, infatti, con la sua “Dc con Rotondi”. Non a caso si è incontrato più volte con Cesa e con Totò Cuffaro, con l’idea di superare le asperità in direzione di una “Avs democristiana”.
Più Europa
Partito eurofederalista e liberale, al crocevia delle galassie radicali, nato dall’incontro tra Radicali Italiani e il movimento Forza Europa, più Europa, con il segretario Riccardo Magi, si colloca oggi nel campo largo in dimensione garantista e antipopulista, in linea d’aria all’opposto del M5s.
Radicali italiani
Presieduto dal giovane Matteo Hallissey, il partito liberale, libertario e liberista dal nome glorioso oggi invita a fare una “scelta netta contro il muro di egoismo e odio che si sta alzando, contro la propaganda della paura”.
Coraggio Italia
Partito fondato dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, si presenta come formazione centrista conservatrice e liberale, con un occhio al centro del centrodestra.
Nuovo Psi
Nato da una scissione dal Psi, attivo in campo regionale (via Stefano Caldoro), si è presentato come formazione tra il centro e il centrodestra, con focus su lavoro e coesione sociale.