Giugno freddo per il campo largo

Un mese di elezioni amministrative, referendum, cortei per Gaza e vertici Nato. Tanto attivismo, ma i sondaggi premiano Meloni. Le opposizioni non si avvicinano nemmeno: riescono a mobilitare i propri elettori ma non a convincere gli indecisi o chi ha votato destra

Giugno è stato un mese molto intenso per l’attività politica dell’opposizione. Il mese era iniziato con lo strascico positivo del primo turno delle amministrative, in cui era stata strappata Genova alla destra. Poi è toccato al referendum sul lavoro e la cittadinanza che, nonostante il mancato raggiungimento del quorum, era stato a detta di Pd e M5s comunque un successo per aver portato alle urne oltre 14 milioni di italiani (più degli elettori del centrodestra alle politiche del 2022). E poi ci sono state almeno due grosse manifestazioni “pacifiste”: il corteo per Gaza e quello collegato contro il riarmo europeo. Il mese si è poi concluso con il forte rigetto dell’accordo in sede Nato, sottoscritto dal governo, che impegna l’Italia ad alzare le spese militari. Era logico attendersi, a seguito di tanto attivismo, un’avanzata del “campo largo” e un indietreggiamento del governo. Anche considerando la presenza destabilizzante di Donald Trump che è comunque una figura scomoda per Giorgia Meloni.

Inoltre, in questo mese, sia sui temi del lavoro sia sulla guerra e le spese per la difesa, la premier Meloni ha giocato piuttosto sulla difensiva. Eppure i sondaggi registrano l’opposto di quello che si poteva immaginare. Secondo le rilevazioni di Ipsos, a giugno le forze di governo hanno incrementato le intenzioni di voto del 2,5 per cento mentre le forze di opposizione hanno perso il 2,2 per cento. Il gradimento di Meloni e del governo è aumentato di 3 punti e così pure quello di Tajani e Salvini (1-2 punti), mentre hanno perso terreno Conte, Schlein e Fratoianni. Il quadro non cambia anche se si guarda la Supermedia di Youtrend, che fa la media ponderata di tutti i sondaggi nazionali: FdI è al massimo storico e il centrodestra ha 5 punti in più rispetto ai voti del 2022. Le opposizioni, insomma, non si avvicinano: riescono a mobilitare i propri elettori, ma non a convincere gli indecisi o chi ha votato a destra. E questo, dopo tre anni di governo Meloni e un mese di intensa attività politica, è un problema su cui Elly Schlein e Giuseppe Conte dovrebbero riflettere.

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