Chi ha scritto al direttore del Foglio Claudio Cerasa
Al direttore – La Corte di appello di Algeri ha confermato la condanna a 5 anni di reclusione per lo scrittore Boualem Sansal, detenuto e gravemente malato, perché le sue opinioni rappresenterebbero un pericolo per l’unità nazionale. Sansal non è un estraneo, è un cittadino francese e la casa editrice Neri Pozza ha appena pubblicato il suo ultimo libro, “Vivere. Il conto alla rovescia”, un romanzo distopico sul totalitarismo. In Turchia, giornalisti e redattori del settimanale LeMan sono stati arrestati per una innocua vignetta in cui Maometto e Mosè si danno la mano sotto le bombe. Aspettiamo come sempre la non reazione dei nostri intellò italiani, scrittori, giornalisti, autori di satira, quelli che scrivono, sdegnati, su tutto meno che sulla sorte dei loro colleghi in quei paesi. Almeno hanno un pregio. Ci ricordano sempre come non ci si deve comportare.
Guido Salvini
Al direttore – Ho letto il tuo editoriale, stimolante come sempre, dedicato questa volta al matrimonio di Jeff Bezos e “al circoletto dei contestatori” che avrebbe “un problema con la libertà”. Posto che sul tema ho un’opinione differente, mi ha colpito una tua frase: quando spieghi che, dove vi è libertà, “gli imprenditori di successo possono persino arrivare a creare monopoli” come se questo sia un fatto positivo, il coronamento di una carriera. Ora, io capisco che niente è più schiacciante, ai giorni nostri, dell’egemonia culturale del libero mercato, certificata non solo dal potere accelerazionista della Silicon Valley, ma anche dai trapper che, mostrando mazzette di banconote, prendono milioni di like (liberisti anche questi). Io però ricordavo che i liberali, una volta, erano contrari ai monopoli, in quanto questi deprimono la concorrenza, annichiliscono la competizione, peggiorano il servizio reso ai consumatori. Da quando, invece, sono diventati una certificazione di successo da ostentare in pubblico, manco fossero un panfilo da mezzo miliardo di dollari? Non vorrei passare per uno del circoletto, ma ricordo sommessamente che perfino Karl Popper, sempre sia lodato, spiegava che, una volta sconfitto il mostro sovietico, bisognava badare agli eccessi del mercato. Perché troppa libertà, in fin dei conti, si traduce nella libertà del più forte di farsi i fatti suoi a scapito di tutti gli altri. Un po’ come Jeff Bezos a Venezia. Oooops.
Federico Mello
Caro Federico, grazie della lettera. Deve esserti sfuggita però l’altra parte della frase. Eccola. “L’odio per Bezos è un odio che riguarda un tarlo presente nelle nostre democrazie. Ed è un odio che demonizzando il capitalismo allontana dalla nostra visuale una verità: dove vi è libertà, esistono gli imprenditori di successo, che possono arrivare persino a creare monopoli, dove non c’è libertà gli unici monopoli possibili sono quelli di stato, ma misteriosamente l’internazionale degli antifa dovendo scegliere tra la lotta contro i simboli della libertà e la lotta contro i nemici della libertà riescono sempre a sedersi dalla parte sbagliata: ma solo per cialtroneria, non perché tutti gli altri posti erano occupati”. Sintesi estrema. I monopoli degli stati, al circoletto antifa, fanno meno paura dei monopoli dei privati. I monopoli dei privati, naturalmente, sono un problema, ma quando si parla di monopoli che nascono all’interno del mercato il tema è più complesso. Quanti presunti monopoli, nel passato, sono caduti perché quei monopoli hanno trovato un concorrente che li ha sotterrati? Vogliamo parlare di Ibm? Di Nokia? Di Kodak? Di Aol? Di Blackberry? Spesso chiamiamo monopolio solo chi, con la bravura, si è conquistato una posizione dominante. Hai ragione, sì, Popper diceva che la libertà può degenerare in sopruso, e che la democrazia ha bisogno di limiti e regole. Ma io penso anche che limitare la libertà per paura degli abusi è il primo passo per tornare a una società chiusa. E non penso che quella società sia quella che sognano gli odiatori seriali di Bezos & Co.
Al direttore – Ringrazio Andrea Marcenaro per aver brevemente ricordato, ieri, che il Genoa Cricket and Athletic Club (successivamente Genoa Cricket and Football Club) fu costituito nel 1893, donando il calcio all’Italia come Prometeo il fuoco. Da lì ebbe inizio una storia che continua tuttora, e che si scrive ogni settimana anche nello stadio di Marassi: intitolato, come Marcenaro sa e non a caso, al genoano Luigi Ferraris.
Carlo Stagnaro