Independence Day a Villa Taverna con Meloni e vice, tutti i leader del Campo largo danno forfait

Oggi la festa alla residenza dell’ambasciata americana. Corsa a destra per ottenere gli inviti. Schlein, Renzi, Calenda, Fratoianni e Bonelli non ci saranno: “Ora negli Stati Uniti c’è Trump”

Per la destra di governo è l’evento dell’estate romana, per la sinistra che sogna Palazzo Chigi un posto da evitare. Oggi pomeriggio chi muove leve del potere in Italia non ha preso impegni: ore 18 Villa Taverna, Independence day. La prima festa dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, la prima con il nuovo ambasciatore a Roma, Tilman Fertitta, 10 miliardi di patrimonio, catene di ristoranti e intrattenimenti vari nel mondo, texano ma siciliano di origine, con squadra di basket, gli Houston Rockets, nell’enorme portafoglio. Sul prato della sua residenza pascolerà, tra hamburger e hot dog, la classe dirigente del paese. Tacchini invitati alla festa del ringraziamento in vista dell’entrata in vigore dei dazi? Questo si vedrà. Per stasera l’importante è esserci. Come dimostrava il clima elettrico che si respirava ieri in Parlamento. Una caccia forsennata al “biglietto” per il party dei party nel cuore dei Parioli, e poco importa della canicola. Per la politica, a destra, questa sarà la sagra dell’atlantismo. Peccato che qui non ci siano biglietti da acquistare, bensì inviti. Strettamente personali, forse ridotti rispetto agli anni precedenti dalla nuova amministrazione dell’ambasciata Usa. Si parla di duemila ingressi.

Ecco perché ieri tutti cercavano dal “deputato amico con solidi agganci che contano” un posticino sul prato trumpiano-pariolo, nonostante tutto. Sottosegretari, viceministri e perfino ministri di seconda fascia fino a ieri sera non risultavano essere nella lista delle liste. Ci sarà invece, e parlerà, la premier Giorgia Meloni che con Trump vanta “un rapporto personale e diretto, direi amicale”, come dimostra anche la cena della Nato all’Aia, con i due seduti insieme nel tavolo d’onore dei reali d’Olanda. Per Meloni sarà una giornata americana nel senso lato: inizierà la mattina con l’udienza in Vaticano da Papa Leone XIV – Robert Francis Prevost da Chicago – alle 11.30. Con la premier a Villa Taverna ci saranno anche i due vice, Matteo Salvini e Antonio Tajani. E poi senza dubbio anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, iper atlantista con simpatie trumpiane già confessate senza problemi. Per non parlare di Carlo Nordio, Guardasigilli, sensibilissimo a questi eventi mondano-diplomatici. Ed ecco, fresco di viaggio negli Usa, Francesco Lollobrigida, che di feste dell’Indipendenza all’ambasciata non se ne perde una da tanti anni. E infine la ministra del Turismo Daniela Santanchè, che nei giorni scorsi non ha avuto remore a schierarsi in favore delle nozze di Bezos a Venezia (chissà se si vedrà Andrea Stroppa, l’uomo di Musk in Italia). Sorrisi, sorrisoni e pacche sulle spalle, con un’area vip destinata alla presidente del Consiglio, super ospite della serata e ormai sempre più a proprio agio in questo tipo di cerimonie internazionali dove, ripete spesso, non si fa geopolitica ma politica interna.

Qualcosa di grossa non torna invece fra i leader delle opposizioni del Campo largo: tutti assenti, Matteo Renzi, leader di Italia viva, ieri sera era collocato sul no più che sul sì. Anzi no, non ci sarà (ma è prevista una delegazione renziana). Anche Carlo Calenda, capo di Azione, darà forfait. “No. Mai andato neppure una volta. Neanche quando ero ministro e c’era Obama. Figurarsi con Trump”, dice al Foglio. Perché, senatore Calenda? “Troppo generone romano presente”, risponde. Pure la coppia di Avs, Fratoianni & Bonelli, è destinata a marcare visita. “Sono a Napoli invitato dalla presidenza del consiglio comunale a una seduta monotematica su Gaza”, ci dice Fratoianni. “E io invece ho un impegno personale”, fa eco Bonelli. Giuseppe Conte, che in passato, c’era questa volta pende per non andare. E’ cambiato lo scenario, forse o si è spostato l’ex premier: dipende dai punti di vista. Per ultima, anche se prima per ordine di importanza elettorale, Elly Schlein. La leader del Pd, nonostante una delle sue tre cittadinanze sia americana, conferma al Foglio che oggi non sarà a Villa Taverna (i dem saranno presenti comunque con una delegazione). Scene dalla vigilia del party dei party.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d’autore.

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