Omega 3 e 6, olio d’oliva, noci e pesce azzurro: non sono solo scelte sane, ma armi contro Alzheimer, Parkinson e sclerosi multipla. La scienza parla chiaro: eliminarli dalla dieta è un rischio per la mente
Pare che il nostro cervello abbia un debole per i grassi. Non i grassi di ogni tipo, intendiamoci, ma quelli buoni, quelli che la natura ha messo nel pesce, nelle noci e nell’olio d’oliva. La scienza ora conferma: toglierli dalla tavola non è solo un errore dietetico, ma un favore alla demenza. Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla: parole che fanno paura e che oggi, dicono i ricercatori, hanno qualcosa a che vedere anche con la lista della spesa. Uno studio inglese pubblicato nel 2024, intitolato “Dietary N 6 Polyunsaturated Fatty Acid Intake and Brain Health in Uk Biobank” e condotto da J. Gu, Y. Bao e colleghi su 169.295 partecipanti della coorte Uk Biobank, ha scoperto che chi mangia pochi acidi grassi omega 6 (che si trovano, guarda caso, in cibi sani e semplici) corre un rischio più alto di danneggiare il sistema nervoso centrale. E non di poco: +30 per cento per la demenza in generale, +42 per cento per il Parkinson, +65 per cento per la sclerosi multipla. Non solo viene compromessa la “qualità” ma anche la “quantità” del nostro cervello. Le risonanze mostrano atrofia dell’ippocampo, il centro della memoria, e una materia bianca, l’insieme delle fibre nervose, ridotta. E’ come se il cervello morisse di fame, una fame precisa, quella di grassi “buoni”. A sostegno di questa tesi arrivano altre ricerche. Una pubblicata su PubMed Central racconta che gli omega 3 riducono lo stress ossidativo e le infiammazioni.
Lo studio Vitacog (Vitamins And Cognition) evidenzia che le vitamine B rallentano il declino cognitivo, ma solo se gli omega 3 sono presenti in quantità sufficienti. Il Mdpi (Multidisciplinary Digital Publishing Institute) conferma che gli omega 3 migliorano la plasticità sinaptica e aiutano nelle prime fasi di Alzheimer e Parkinson. Anche lo studio Aric (Atherosclerosis Risk in Communities) suggerisce che alcuni grassi saturi, contenuti nelle noci e nei latticini, fanno bene al cervello, a differenza dei soliti sospetti, i loro cugini insaturi “cattivi”. A questo punto entrano in scena le diete, quelle vere, quelle terapeutiche. La Dash (Dietary Approaches to Stop Hypertension), pensata per combattere l’ipertensione ma con molti punti in comune con le indicazioni per migliorare la salute cerebrale, raccomanda frutta, verdura, cereali integrali e pochi grassi saturi. La Mediterranea, che gli italiani conoscono ma spesso tradiscono, fa leva su olio extra vergine di oliva, pesce e legumi. La Mind (Mediterranean-Dash Intervention for Neurodegenerative Delay), che unisce le due precedenti, si concentra su verdure verdi, bacche e grassi buoni. Tutte e tre hanno un effetto: abbassano il rischio di demenza fino al 25 per cento. Ma mentre la scienza avanza, la dieta reale va in un’altra direzione. In ancora troppi casi alcuni professionisti sanitari (poco aggiornati) che si occupano di diete consigliano di tagliare eccessivamente i grassi ai pazienti cardiopatici, ipertesi e sovrappeso. Risultato: si taglia tutto, anche quello che non si dovrebbe. E poi ci sono le mode salutiste (e non salutari) che fanno parecchi danni.
Tra queste si mettono in risalto le diete dimagranti fai-da-te che eliminano i grassi in nome del fisico asciutto e di un’estetica molto spesso lontana da una vera salute fisica. Ma il cervello non segue le mode, e senza acidi grassi essenziali rischia di arrancare. In Italia, la situazione è seria. Le demenze colpiscono il 5 per cento degli over 65 e un anziano su tre oltre gli 85. L’Alzheimer colpisce oltre metà delle demenze, con incidenza crescente con l’età. Il Parkinson tocca lo 0,3 per cento della popolazione, l’un per cento sopra i 60 anni. Tutto questo ha un prezzo. Si parla di famiglie italiane che spendono più di 40.000 euro l’anno per assistere un parente con Alzheimer, di cui l’80 per cento esce dalle loro tasche. Sappiamo che la sclerosi multipla costa al paese due miliardi l’anno, il Parkinson quasi altrettanti. Costi destinati tragicamente ad aumentare. In tutto questo, non vogliamo dire che basterebbe rimettere in tavola un po’ di pesce azzurro e una manciata di noci ma sarebbe una scelta nella giusta direzione, utile ad arrestare questa ondata di malattie neurodegenerative. Il cervello, dicono, è fatto per il 60 per cento di grassi. E allora, non è il caso di offrirgli quelli giusti?