Sui dazi trumpiani, l’Ue non vuole fare come il Canada ma va debole al negoziato

Il 9 luglio si avvicina e Bruxelles sta affrontando l’ultima fase dei negoziati con Washington sempre più disarmata. Serve una soluzione con cui tutti i 27 stati membri possano convivere, altrimenti la linea rossa sulla sovranità legislativa dell’Unione europea (difesa dalla Francia) rischia di non reggere

Bruxelles. I negoziati tra la Commissione europea e l’Amministrazione Trump per trovare un accordo sui dazi imposti dal presidente americano stanno per entrare nella fase decisiva. Ma più si avvicina la scadenza del 9 luglio, più aumentano gli interrogativi sulla capacità degli europei di mantenere le linee rosse che hanno fissato. Dopo la decisione del Canada di abbandonare una tassa sul digitale per le ritorsioni di Trump, ieri la Commissione si è affrettata a chiarire che l’Unione europea non metterà in discussione la sua autonomia nel fare e applicare leggi che non piacciono agli americani. “La nostra legislazione non è sul tavolo dei negoziati e questo include la nostra legislazione digitale”, ha detto un portavoce della Commissione: “Non aggiustiamo l’attuazione delle regole in funzione di paesi terzi. Non discutiamo come mettiamo in opera la nostra legislazione”. La vicepresidente della Commissione responsabile per il digitale, Henna Virkkunen, ha escluso trattative sulla Legge sull’intelligenza artificiale. “Stiamo ultimando il codice di condotta. La prossima tappa importante sarà il 2 agosto, quando l’AI Act si applicherà all’intelligenza artificiale generativa. Di conseguenza questo non fa parte dei negoziati commerciali”, ha detto Virkkunen. Ma, dopo che una maggioranza di capi di stato e di governo si è detta pronta ad accettare il “dazio di base” del 10 per cento di Trump, contraddicendo la linea della fermezza su un accordo “zero dazi per zero dazi”, le rassicurazioni di ieri potrebbero trasformarsi in concessioni domani.

La scadenza del 9 luglio fissata da Trump è accompagnata da una minaccia: se entro quella data non sarà trovato un accordo, gli Stati Uniti potrebbero imporre dazi del 50 per cento sui prodotti europei. I negoziati stanno proseguendo sia a livello tecnico sia a livello politico. L’Ue punta a concludere almeno un accordo di principio prima della scadenza. Ieri è arrivata a Washington una squadra di funzionari della Commissione. Il commissario al Commercio, Maros Sefcovic, ha annunciato che si recherà questa settimana nella capitale americana per incontrare il segretario al Commercio, Howard Lutnick, e il rappresentante per il Commercio, Jamieson Greer. “Vogliamo ottenere il massimo possibile, qualcosa che sia equo per entrambe le parti, e che possa aiutare le imprese di entrambi ad avere maggiore prevedibilità e chiarezza su come pianificare le proprie operazioni”, ha detto Sefcovic. Giovedì 26 giugno gli Stati Uniti hanno trasmesso la prima bozza di proposta di accordo. La Commissione ha rifiutato di svelarne i contenuti. “E’ sempre un segnale positivo quando si passa dallo scambio di opinioni alla fase di stesura vera e propria. Ma, allo stesso tempo, devo dire che è fondamentale rimanere concentrati sui risultati”, ha detto Sefcovic. Dietro le sue parole si nascondono diversi problemi legati alle richieste americane. “C’è molto da discutere”, ha ammesso il commissario. “Siamo pronti a un accordo, ma l’incertezza non viene dalla nostra parte”, spiega al Foglio un funzionario coinvolto nelle discussioni.

L’Ue affronta l’ultima fase dei negoziati in una posizione di debolezza. La Commissione ha scelto di disarmarsi, quando ha sospeso la ritorsione sui dazi su alluminio e acciaio imposti da Trump. Da allora le concessioni si sono moltiplicate. “Per entrare in un rapporto di forza, la Commissione deve avere la certezza del sostegno degli stati membri”, spiega una seconda fonte. Al Consiglio europeo, Germania e Italia si sono espresse a favore di un accordo rapido per porre fine all’incertezza, anche a costo di subire il “dazio di base” del 10 per cento su tutti i prodotti europei, che Trump vuole usare per finanziare il bilancio americano. Un’intesa come quella sottoscritta da Londra è auspicata dal cancelliere tedesco, Friedrich Merz: settori come l’auto o l’alluminio e l’acciaio, che ora subiscono un dazio del 25 e del 50 per cento, potrebbero beneficiare di una quota di importazione con un dazio al 10 per cento. Ma l’Amministrazione Trump ha anche chiesto delle concessioni sulle barriere che non riguardano i dazi, come un’esenzione di fatto dei giganti americani dalle nuove regole europee sul digitale o un abbassamento degli standard di sicurezza per le automobili americane. La linea rossa sulla sovranità legislativa dell’Ue, difesa dalla Francia, rischia di non reggere. “Dobbiamo trovare un equilibrio, una soluzione con la quale tutti i 27 stati membri possano convivere. Questo contribuisce anche alla complessità dei negoziati”, ha ammesso la Commissione.

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