Rieducarsi a una certa lettura

In “Bozze non corrette”, giallo di Stefano Bartezzaghi (Mondadori) il lettore deve scovare i mille errori intenzionali, equamente ripartiti nei cento capitoletti, e selezionare quelli utili a risolvere la trama. Una sfida alla concezione abituale che abbiamo della lettura

Ho finito Bozze non corrette, giallo di Stefano Bartezzaghi (Mondadori, 203 pp., € 18,5 euro); ma l’ho finito davvero? Il libro presenta infatti mille errori intenzionali, equamente ripartiti nei cento capitoletti; il lettore deve scovarli e selezionare quelli utili a risolvere la trama. Capitolo dopo capitolo, mi sono assestato su una media di sei o sette errori, e gente che ho consultato al riguardo mi ha confermato di non riuscire a oltrepassare questo risultato insufficiente, benché onorevole. Se dunque sono materialmente arrivato alla fine del libro, non sono stato in grado di vederne la fine, poiché non ho ricostruito la soluzione: so quindi che per il resto dell’estate, forse della mia vita, il volume attenderà che porti a termine la caccia agli indizi e capisca dove va a parare.

Bozze non corrette intende sfidare la concezione abituale che abbiamo della lettura, oltre a esaltare “l’urgenza irrefrenabile di controllare qualsiasi testo” e “la natura meravigliosamente sfuggente della lingua”, come dice il narratore. Il libro, scritto da Bartezzaghi insieme a Pier Mauro Tamburini – il cui nome compare nel colophon e nel risvolto, ma non in copertina: sarà un errore voluto anche questo? – si colloca fra gli esperimenti dell’Oulipo e i sofisticati passatempi che in questa stagione invadono le librerie (capostipite Quaderno di compiti per le vacanze per adulti di Daniel López Valle e Cristóbal Fortúnez, adattato per l’Italia da Dario Falcini, il cui sesto volume è appena uscito per Blackie, 96 pp., 12,9 euro): non è dunque un romanzo, bensì un gioco in forma di romanzo, e leggerlo come tale sarebbe come leggere la Settimana enigmistica da cima a fondo, senza matita. L’idea però del messaggio nascosto va oltre il rompicapo per solutori più che abili e ci insegna qualcosa. In un panorama editoriale monopolizzato da bestseller piani, scritti in italiano neostandard, privi di complessità o ambiguità, appiattiti sull’identificazione fra autore e io narrante, o asserviti alla pigrizia del lettore, bisogna riabituarsi a libri che non ci strillino subito in faccia il proprio messaggio, ma che abbiano bisogno di tempo e fatica per essere capiti. Un gioco estivo è un buon inizio.

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