Fratelli d’Italia punta alla guida di Fondazione Fiera per rafforzare il proprio peso in Lombardia, ma Fontana difende uomini e metodi. Sul tavolo diverse candidature, equilibri di maggioranza e la regia silenziosa dei leader nazionali
Resiliente. Chi lo conosce davvero, lo descrive così. Il presidente della Regione Attilio Fontana è stato resiliente sotto il fuoco, a reti unificate e senza contraddittorio, dell’epoca Covid. Là si è sviluppata la sindrome del commilitone: chi ha combattuto con lui, in prima linea, non viene mai abbandonato, né viene mai meno la fiducia. Si chiami Guido Bertolaso, assessore al Welfare al quale – durante l’evento Salute Direzione Nord – ha rinnovato stima eterna (“lavoreremo insieme fino al 2028. Incomprensioni con Fdi? Si tratta di cose mal dette o mal capite”). O si chiami Enrico Pazzali, presidente uscente di Fondazione Fiera, finito nello scandalo Equalize. Una vicenda sulla quale, ad oggi, si ha solo – in magnifico stile italiano – la versione della procura sulla cosiddetta “banda degli spioni” di cui Pazzali sarebbe stato il capo. Lui, manager che ha fatto l’Ospedale in Fiera, si difende: sono stato tradito, facevano tutto a mia insaputa. E ancora: Ignazio La Russa? Mai spiato. Accuse infamanti, certo. C’è pure una richiesta di arresto negata in prima battuta, e poi reiterata dalla procura al Riesame, sulla quale dopo mesi e mesi non c’è stato nessun pronunciamento. La politica, che a volte è incredibilmente ingenua, pensava che sarebbero state le motivazioni del Riesame ad abbattere Pazzali ben prima della fine del suo mandato. E invece, ha fatto in tempo a fare un lungo periodo di purgatorio (anzi inferno: dura trovare un lavoro con una richiesta di arresto pendente), a tornare in sella, ad approvare il bilancio dei suoi sei anni, e a finire sotto l’attacco di Fratelli d’Italia.
E qui finisce la parte giudiziaria, proprio con la polemica del più grande partito della maggioranza, e inizia la parte politica. Perché la richiesta di una nomina “veloce” in Fondazione Fiera, avanzata e anzi pretesa dal governatore, non è che l’ennesima polemica interna alla maggioranza, tra il vertice e FdI, che tuttavia della sindrome del commilitone di cui abbiamo parlato sopra dovrebbe essere edotta. Ma FdI piccona Pazzali, ormai scaduto, perché vuole invece mandare l’ennesimo segnale al presidente: volevamo il vertice di Fnm, e invece abbiamo avuto solo l’ad di Trenord. Volevamo la testa di Bertolaso (assessorato ricco), e invece l’hai riconfermato fino al 2028. Ora vogliamo Fondazione Fiera. Quest’ultimo è oggettivamente l’obiettivo più raggiungibile, per vari motivi. Il primo è che Pazzali pur potendolo formalmente non intende essere rinnovato, per ovvi motivi. Nè – ovvio – gli stakeholder lo vorrebbero. Il secondo motivo di forza di FdI è che uno dei nomi che il partito può schierare, ovvero quello di Giovanni Bozzetti, è decisamente qualificato e ha la postura e il piglio del mediatore e non dell’invasore. Tuttavia lo stallo attuale si può risolvere solo da una conversazione tra il plenipotenziario lombardo, il presidente del Senato Ignazio La Russa, e il governatore Fontana. Che, da parte sua, nutre una stima immensa per l’ex rettore Ferruccio Resta, che ha una solida competenza costruita negli anni di cda di Fiera spa, della quale potrebbe diventare presidente, andando ad archiviare l’epoca di Carlo Bonomi.
La spa scade il prossimo anno, e le incognite sono comunque molte anche sulla parte “operativa”. In questo gioco di nomi pare – rumors fumosi – ci si starebbe mettendo anche la sinistra, che sui tavoli romani starebbe provando a far passare il cv di Antonio Campo Dall’Orto, manager di lungo corso, attualmente presidente dell’Editoriale Domani. Probabilmente a sua insaputa. Di certo il posto è ambito: per lo stipendio, decisamente alto, e per la visibilità. Ultimo nome quello di Maurizio Dallocchio, forse il talento più puro, dal punto di vista della conoscenza delle materie economiche, dell’intera formazione di FdI, che potrebbe però ambire – oltre alle nomine che già ha acquisito – a un palcoscenico nazionale più rilevante. Insomma, una girandola di nomi, in attesa del caffè tra i due presidenti che decide il futuro della più importante Fondazione di Milano e della Lombardia.