Dopo le proteste dei capi pm, il Csm rivede la circolare sulle procure

Anticipazione del Foglio: dopo la rivolta dei procuratori, soprattutto quelli antimafia il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di rivedere la circolare sugli uffici requirenti, accusata di ridurre i poteri dei dirigenti e di rallentare le attività di indagine

Dopo la rivolta dei procuratori, soprattutto quelli antimafia (capitanati dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo), il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di rivedere la tanto discussa circolare sulle procure adottata un anno fa. Il Foglio è in grado di anticipare le principali modifiche al provvedimento elaborate nelle scorse settimane dalla Settima commissione del Csm, e che ora dovranno ricevere il via libera del plenum (presumibilmente la prossima settimana). Come avevamo raccontato su queste pagine, la circolare era stata approvata nel luglio 2024 tra diverse critiche dei capi delle procure, che sottolineavano una riduzione dei propri poteri oltre che una burocratizzazione delle procedure organizzative interne, con anche possibili rischi per la tutela della segretezza delle indagini.

Ad alzare la voce erano stati in particolare il procuratore nazionale antimafia Melillo e i procuratori distrettuali antimafia, che prima informalmente e poi formalmente – tramite una missiva inviata a fine aprile al Csm – avevano criticato duramente la circolare, accusata di “rallentare gravemente le attività organizzative e quindi investigative e di coordinamento esterno e interno delle procure”. I toni e le tempistiche della lettera, inviata pochi giorni prima di un vertice tra il Csm e i procuratori, vennero ritenuti inopportuni dai consiglieri, tanto da portare all’annullamento dell’incontro e a una sua successiva riprogrammazione. Grazie all’intermediazione del vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, alla fine il vertice si è tenuto il 19 maggio e proprio da questo confronto hanno preso origine le modifiche alla circolare ora elaborate dalla Settima commissione.

Il testo rivisitato mantiene un discutibile assetto “partecipativo” per quanto riguarda il procedimento di formazione del progetto organizzativo da parte dei procuratori. I capi delle procure, infatti, prima di elaborare il progetto organizzativo dell’ufficio dovranno attivare una serie di iniziative consultive con tutti gli altri magistrati, tenendo conto delle indicazioni che da queste provengono.

La circolare, però, viene modificata su tre aspetti importanti. Il primo riguarda le “variazioni ordinarie e immediatamente esecutive”. Viene ora previsto che “quando vi è assoluta necessità e urgenza di provvedere, o quando le modifiche hanno a oggetto i soli tramutamenti interni, e in particolare l’assegnazione dei magistrati ai dipartimenti, alle sezioni o ai gruppi di lavoro”, il procuratore della Repubblica possa adottare il provvedimento di variazione “dichiarandone l’immediata esecutività”, trasmettendolo poi ai magistrati dell’ufficio e dandone comunicazione al presidente del tribunale e al presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati. Nella versione originaria della circolare, la consultazione di questi ultimi era necessaria affinché il procuratore potesse adottare il provvedimento di variazione.

L’interlocuzione con il presidente del tribunale e il presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati è prevista come necessaria anche per le procedure di assegnazione o co-assegnazione di un procedimento in deroga ai criteri prestabiliti nel progetto organizzativo. I procuratori hanno però evidenziato al Csm come questi adempimenti possano “collidere con le ragioni del segreto d’indagine”. Di conseguenza, la circolare aggiornata prevede ora che “qualora sussistano gravi esigenze di segretezza per le indagini”, il procuratore possa “differire” la procedura di consultazione fino a quando le esigenze di segretezza non siano venute meno.

La terza novità riguarda il procedimento di designazione dei magistrati alla Direzione distrettuale antimafia. Anche in questo caso, viene ora previsto che il decreto di designazione firmato dal procuratore sia immediatamente esecutivo e non debba essere sottoposto all’approvazione preventiva del Csm, come era previsto in precedenza.

Resta da vedere se queste modifiche saranno sufficienti a placare le tensioni tra i dirigenti delle procure e il Csm.

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto “I dannati della gogna” (Liberilibri, 2021) e “La repubblica giudiziaria” (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]

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