L’avvio dell’iter parlamentare che la Corte costituzionale ha chiesto più volte di varare è confuso e contraddittorio. Le bandierine ideologiche da evitare per non uscire dalla zona grigia
L’avvio dell’iter parlamentare della legge sul fine vita, che la Corte costituzionale ha chiesto più volte di varare, è confuso e contraddittorio. Già dalle prime bozze e dalle reazioni che hanno suscitato si avverte una tendenza alla ideologizzazione, che l’esatto contrario di quel che serve. La maggioranza pare orientata a definire “etico” il comitato di valutazione che deve dare o negare l’autorizzazione ad accedere al suicidio mediamente assistito, aprendo su questo una polemica terminologica inevitabile quanto inutile. Il punto che in realtà è essenziale nella legge, il ricorso (obbligatorio?) alle cure palliative, viene trattato con una certa superficialità, mentre è chiaro che se le terapie del dolore non devono garantire la sopravvivenza del paziente, finiranno con l’essere la forma “morbida” di suicidio assistito, com’è in realtà già ora nella prassi reale. Analoghi e opposti condizionamenti ideologici caratterizzano le posizioni, almeno quelle che si sono espresse finora, delle opposizioni. In sostanza si segue la tesi radicale secondo cui l’eutanasia sarebbe un “diritto civile”.
È davvero una posizione che può reggere nel Pd, in particolare nei settori più legati a un’origine o a un orientamento cattolico? Siccome il tema è delicato e complesso, si sbaglia a fare riferimento a casi limite che sono stati popolarizzati dalle iniziative radicali, bisognerebbe esaminare con attenzione (e un po’ di delicatezza) la generalità dei casi e cercare soluzioni che, magari mantenendo un certo margine di ambiguità, consentano alle persone e ai loro medici di compiere le scelte più adeguate e comunque dolorose. Evitare la condanna a una sopravvivenza fatta solo di sofferenze senza per questo mettere in discussione il principio di intangibilità della vita è difficile e richiede intelligenza, comprensione e, se si può dire, umiltà. Vantare certezze in questo campo è sintomo di incomprensione, sventolare bandiere ideologiche è persino peggio. C’è da sperare che dopo la sbandata iniziale ci si renda conto che un tema tanto delicato non si può tagliare con l’accetta.