Le incredibili gesta del magistrato Francesco De Tommasi attorno al caso Pifferi (che fanno arrabbiare anche i suoi colleghi milanesi)
La procura di Milano ha un nuovo pm d’assalto. Talmente d’assalto che da mesi fa litigare continuamente tra loro gli stessi magistrati milanesi. Parliamo di Francesco De Tommasi, 51 anni, balzato agli onori delle cronache per aver condotto l’indagine e poi il processo nei confronti di Alessia Pifferi, la donna condannata in primo grado all’ergastolo per aver lasciato la figlia Diana, di 18 mesi, morire di fame e sete nel luglio 2022, abbandonandola a casa per sei giorni. Attorno a questa vicenda, De Tommasi si è reso protagonista di alcune iniziative che hanno suscitato reazioni durissime, non solo tra i penalisti ma anche tra i magistrati di Milano. Potremmo dividere la “campagna” con l’elmetto di De Tommasi in tre atti.
Primo. Durante il processo di primo grado nei confronti di Pifferi, De Tommasi ha avviato un’indagine parallela nei confronti della legale dell’imputata (l’avvocato Alessia Pontenani) e di due psicologhe del carcere di San Vittore che in una relazione avevano attestato un deficit cognitivo di Pifferi. Il filone di indagine, in cui il pm ha fatto ricorso anche a intercettazioni telefoniche e ambientali, si è poi esteso al consulente psichiatrico della difesa e ad altre due psicologhe, con la contestazione di favoreggiamento, false attestazioni all’autorità giudiziaria, e concorso in falsa testimonianza. Per De Tommasi, avrebbero falsificato la realtà, dal momento che Pifferi avrebbe una “piena capacità cognitiva”.
De Tommasi si è così ritrovato a essere allo stesso tempo pm del processo contro Pifferi e pm dell’indagine contro la legale di Pifferi e le psicologhe. A parte questo aspetto paradossale, ciò che ha stupito di più è che De Tommasi ha svolto l’indagine parallela all’insaputa di Rosaria Stagnaro, cotitolare del processo sulla morte della piccola Diana. Non appena venuta a conoscenza dell’inchiesta bis, la pm Stagnaro ha formalizzato al capo della procura di Milano, Marcello Viola, la rinuncia al caso perché non solo non condivideva l’iniziativa del collega ma ne era stata tenuta all’oscuro. Il 4 marzo 2024 i penalisti milanesi hanno svolto uno sciopero, denunciando l’iniziativa del pm De Tommasi come un attacco al diritto di difesa e al processo stesso.
Secondo atto. Una volta apertosi il processo di appello nei confronti di Pifferi, De Tommasi ha depositato nel vecchio fascicolo del pm del processo di primo grado la copia di tutti gli atti della propria inchiesta parallela, notificando il tutto alle parti per “eventuali richieste istruttorie in appello”. Un atto che ha lasciato sbigottita la collega della procura generale che sta portando avanti l’accusa nel processo d’appello, Lucilla Tontodonati, che nell’aula di giustizia ha definito quella di De Tommasi “un’iniziativa inammissibile, tardiva, impropria perché effettuata in modo anomalo dal pm di primo grado che non ha titolo per interloquire in questo processo di secondo grado dove l’accusa è rappresentata dalla procura generale, e senza alcun elemento istruttorio concreto che possa essere essenziale per la decisione”. Alla fine la Corte d’appello ha dato ragione alla pg Tontodonati, decidendo di non far entrare nel processo gli atti dell’indagine parallela svolta da De Tommasi.
Il terzo atto è andato in scena nei giorni scorsi. Con l’avallo del procuratore capo, Marcello Viola, De Tommasi ha chiesto al giudice Roberto Crepaldi di astenersi dall’udienza preliminare in cui il gup dovrà decidere se rinviare a giudizio gli indagati dell’inchiesta bis. Questo perché Crepaldi, all’epoca delle polemiche sull’indagine parallela avviata da De Tommasi, aveva firmato un comunicato dell’Anm di Milano, di cui faceva parte, in cui si ribadiva “la centralità per tutta la magistratura della funzione difensiva”, e si auspicava “il sereno svolgimento dei procedimenti”, “senza che nessuno vi interferisca”, anche “per non trasformare il processo e l’imputato in vittime della vicenda”.
Affermazioni molto generiche che però, a detta di De Tommasi, dimostrano “un pregiudizio” sulla legittimità e la correttezza dell’indagine parallela da lui svolta. Il presidente del tribunale di Milano, Fabio Roia, non ha accolto l’istanza di De Tommasi, facendo notare come nel comunicato veniva genericamente richiamato il rispetto di alcuni “principi fondamentali dell’ordinamento giuridico”. In una nota l’Anm di Milano si è spinta più in là, definendo “pericolosa” la richiesta del pm.
De Tommasi però potrebbe non darsi per vinto, tanto da chiedere al processo la ricusazione del giudice. La procura di Milano ha la sua nuova stella. E fa la guerra a tutti.