Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore – Oggi, a Roma, va in scena una manifestazione nazionale contro la guerra e il riarmo. Promossa dalle sigle tradizionali del pacifismo etico, vanta anche l’adesione di M5s e Avs, partiti esperti di pacifismo elettorale. Non ci sarà invece il Pd. Forse per un sussulto di dignità politica, o forse perché Elly Schlein ha capito che la sua partecipazione rischiava di apparire marginale nella galassia della sinistra gruppettara, parlamentare ed extraparlamentare. Galassia in cui si trova perfettamente a proprio agio, invece, il movimento di Giuseppe Conte. Anzi, probabilmente l’ex avvocato del popolo e di clienti facoltosi coltiva l’idea di diventarne il punto di riferimento. Del resto, il potenziale bacino di voti antimilitaristi è succulento; e poi, sottrarlo al suo alleato maggiore è una prospettiva attraente nella contesa per la leadership del campo (più o meno) largo. A questo punto, la domanda è quella di sempre: un giorno i Bersani, Zingaretti, D’Alema, Bettini, dovranno spiegare l’abbaglio preso per un personaggio che ha esordito da premier con un curriculum taroccato. Un personaggio che è, insieme, tesi, antitesi e sintesi. Di destra, di centro e di sinistra. Filocinese, filoamericano e filorusso. Concavo e convesso, tondo e quadrato. Tutto e il contrario di tutto, insomma. Ricorda una celebre battuta di Groucho Marx: “Signori, questi sono i miei princìpi. E, se non vi stanno bene, ne ho degli altri”. O meglio, ricorda il generico che passa da un film all’altro, senza nemmeno cambiarsi la truccatura, descritto da Ennio Flaiano: “E’ un saggio a Tebe, un arconte ad Atene, un consigliere alla corte dei faraoni, un sacerdote a Babilonia. A Creta è un guardiano del labirinto, nell’Olimpo è Saturno, in Galilea un apostolo. Mi chiede un piccolo prestito. -Non stai lavorando? gli domando. Allarga le braccia, desolato: -Dovrei fare un senatore, ma a settembre!” (Europeo, luglio 1958). “Le trasformiste apulien” non è diventato senatore ma deputato, ma tiene lo stesso in pugno un partito molto più forte del suo, impartendogli peraltro grottesche lezioni di moralità politica. Sindrome di Stoccolma o puro autolesionismo? Ai contemporanei l’ardua sentenza.
Michele Magno
Al direttore – Ma dov’è finita la sinistra? Dov’è finita la sinistra che si batteva per ideali, giustizia e spirito umanitario? Io non difendo governi, difendo il diritto di ogni popolo a vivere in pace. Di entrambi i popoli, anche quando sono in conflitto. Sembra quasi sovversivo, oggi, riconoscere a due popoli nemici lo stesso diritto alla giustizia. Si preferisce schierarsi, semplificare, trasformare l’altro in un mostro. Fino a ieri, per molti, Israele era il mostro, Gaza il disastro. E nessuno provava a tenere entrambi gli occhi aperti. Viviamo tempi in cui si odia per sentirsi giusti. E si deforma tutto: realtà, linguaggio, pensiero altrui. Se critico Netanyahu e Hamas, vengo citato come “contro Israele”. La logica è saltata. Israele ha colpito l’Iran, dopo decenni di minacce esplicite da parte del regime iraniano. L’Iran non scherza: non con le donne, non con gli oppositori, non con chi è diverso. E da anni lavora alla bomba atomica, per realizzare la distruzione di Israele annunciata nel 1979 da Khomeini. Eppure qualcuno riesce ancora a chiedersi perché l’Iran non possa avere la Bomba, se Israele ce l’ha. Semplice: perché Israele non ha mai minacciato di radere al suolo Teheran, mentre l’Iran finanzia da anni gruppi come Hamas, Hezbollah, houthi. E allora, dov’è la sinistra? Com’è possibile che una parte della sinistra, pur di vedere Israele come carnefice, finisca per raccontare l’Iran come vittima? Davide e Golia a ruoli invertiti? Basta una carta geografica per capire l’assurdità. Eppure la sinistra, quella dei grandi ideali che tanto rimpiango, oggi scende in piazza fingendo di manifestare per la pace. Ma quale pace? Quella di Khamenei? Viviamo un’epoca in cui non si distinguono più buoni e cattivi. E quando si riesce a colpevolizzare Israele sempre e comunque è come se l’occidente si liberasse del proprio problema di coscienza. E la sinistra sa, ormai, da che parte della piazza stare.
Dario Calimani
Sinistre da cui la sinistra italiana potrebbe imparare. “La Germania esprime assoluta solidarietà a Israele… L’Iran è l’aggressore; il diritto di Israele all’autodifesa è indiscutibile” (Lars Klingbeil, Spd, vicecancelliere tedesco). “Un Iran nucleare rappresenta una minaccia esistenziale per Israele. La sinistra non può chiudere gli occhi di fronte a questo pericolo” (Raphaël Glucksmann, eurodeputato Place Publique/PS). Prendere appunti, grazie.
Al direttore – A lei risultava, caro Cerasa, che i partigiani avessero combattuto e dato la vita nella guerra di liberazione perché, ottant’anni dopo, l’associazione che pretende di rappresentarne i valori, si opponesse – al grido di no pasaran – al matrimonio veneziano di Jeff Bezos e signora? Ora e sempre Resistenza!
Giuliano Cazzola