I dem nei giorni scorsi hanno chiesto al fisico autore di bestseller, marxista e militante anti Nato, di correre come candidato presidente in Veneto. Un’altra “candidatura trascendentale” dopo quella di Antonella Viola, che pure aveva rifiutato
Nei giorni scorsi il Pd ha chiesto a Carlo Rovelli, il fisico autore di bestseller, il professore marxista, il filocinese, il filorusso e filoislamico (“bisognerebbe dialogare con l’Isis”) nonché militante anti Nato, di candidarsi alla presidenza della regione Veneto. E quello gli ha risposto così: “Non ci penso minimamente”. L’idea, senza dubbio brillante, era partita dal Pd di Verona. La notizia è certa. E l’episodio fa riflettere. Gli stolti, cioè quelli che non capiscono la raffinatezza della strategia del Pd, già fanno gli spiritosi e dicono che in quel partito ormai si pratica la candidatura trascendentale. Ovvero, secondo questi poveri ingenui, quelli del Pd propongono nomi che non possono esistere, persone che rifiutano e disprezzano il partito, in territori che non si vogliono vincere, con alleati che non si sopportano tra loro. Sciocchezze. Eppure, secondo costoro, nel partito di Elly Schlein si cerca la figura “civica”, “scientifica”, “famosa”, “mediatica” e “televisiva”. E aggiungono anche – noi riferiamo soltanto il pensiero altrui e ne prendiamo le distanze – “pure un po’ bislacca”.
Qualche mese fa, per il Veneto, prima di Rovelli, per dire, nel Pd avevano pensato alla biologa televisiva Antonella Viola. Le cui caratteristiche erano: essere originaria della Puglia ed essere grande nemica dell’alcol (frase totemica: “Non ne va bevuta neanche una goccia perché provoca il cancro”). La pugliese e astemia dottoressa Viola era giustamente parsa al Pd una candidata perfetta nella regione più autonomista, più nativista e più settentrionalista d’Italia, nonché terra del Prosecco, dell’Amarone, della grappa barricata e dello Spritz. Candidatura ideale almeno quanto – e non c’è dubbio che lo sarebbe stata – quella del filoislamico Rovelli.
Immaginatevelo a Conegliano e a Rovigo. Un successo. Sarebbero stati entusiasti. D’altra parte islam e proibizionismo alcolico, come ben capisce chiunque, e come ben sanno nel Pd, sono le chiavi di una vittoria elettorale in qualsiasi provincia del Veneto. Non sfugge a nessuno. Inoltre, va anche detto, No alcol e islamismo sono per soprammercato due istanze tra loro perfettamente coerenti: voto musulmano garantito! Purtroppo, tuttavia, proprio come la dottoressa Viola, anche Rovelli ha rifiutato la candidatura: “Non ci penso minimamente”. Ecco. Peccato.
Pacifista radicale, critico dell’Ucraina e di Israele, teorico dell’“invisibilità occidentale”, sarebbe stato addirittura perfetto per incarnare quell’alleanza illuminata che per esempio oggi scende in piazza a Roma contro il piano di Difesa europea. Nessuno meglio di Rovelli oggi incarna infatti il campo largo, quell’avveniristico e certo vincente progetto politico che sotto la sapiente guida di Schlein soltanto gli sciocchi possono pensare sia diventato un “campo profughi” dell’identità politica dove si accampano grillini, anarchici, sinologi maoisti, bruciatori di bandiere e ultimi rosacrociani. A quanto pare in Veneto alla fine il Pd, dopo averlo chiesto a tutti, proporrà il nome dell’ex sindaco di Treviso Giovanni Manildo. L’evocazione del miracolo.