Salvini e i “baracconi” di Vannacci, aumentano i team del generale. Si incrina l’asse Zaia-Stefani-Lorenzo Fontana

In ogni città nascono e raddoppiano i team. A Varese sono già due e chi si iscrive spera di entrare nelle prossime liste Lega, Zaia si sente abbandonato dai big veneti. Forza Italia gli strizza l’occhio

Dicono in Lega: “Sono solo baracconi, i baracconi di Vannacci”, ma cosa accade se in ogni città aumentano i baracconi, i suoi team (a Varese due) se l’impresario parla contro il governo e il terzo mandato? Cosa succede se nei baracconi si infiltra il malanimo, il reducismo leghista, sbandati in uscita da FdI, che chiedono già seggi, incarichi? Cosa accade se alla sinistra della Lega, Forza Italia con un altro ex Flavio Tosi, vuole la rivincita su Salvini e Zaia? Nessuno tocca Salvini, ma la Lega diventa tocca, matta. In Veneto si incrina l’amicizia fra Zaia e Lorenzo Fontana, tra Fontana, Zaia e Alberto Stefani, che deve sostituire Zaia. La Lega ha di nuovo l’acqua alta.


Ogni giorno in Italia apre un nuovo team Vannacci e si fa abuso di letteratura, “team De Amicis”, “team Fallaci” si strattonano grandi italiani, “team Marconi”, “team Galilei”. A Rapallo lo chiamano “Ezra Pound”, a Foggia “Federico II”, a Lucca “team Barsanti Matteucci”, due pionieri della ricerca scientifica, ma protestano gli eredi e la fondazione Barsanti Matteucci. E passi ancora per tutta quella vecchia ferramenta fascista, elencata dal quotidiano La Stampa, i vari team “Balilla”, a Genova, “Junio Valerio Borghese”, in Sardegna, il team “Caio Flavio Ostilio” nato a Belluno il 12 giugno che fa tanto biga da Colosseo, ma può un vicesegretario della Lega, e Vannacci è adesso vicesegretario della Lega, brindare a Milano al team “Giorgio Almirante”, lasciar dire ai suoi parà, “pensavamo di chiamarlo Pino Rauti”? La Lega non ha correnti, per storia, e l’ultima, un tentativo di corrente, il Comitato Nord, sposato da Umberto Bossi, si è sfaldata dopo l’espulsione di Paolo Grimoldi.

Salvini, consapevole o meno, sta lasciando assemblare a Vannacci una cordata di acrobati ma sono acrobati che usano Vannacci per regolare vecchi rancori, con la speranza di candidarsi alle prossime elezioni quando Vannacci darà la sua rosa di favoriti a Salvini: “Ecco, questi sono i miei”. A Varese, la città dove è nata la Lega, la città di Attilio Fontana e Giancarlo Giorgetti, si sono costituiti due team Vannacci, l’ultimo “Team Mac Insubria” si rifà nientemeno che a Gian Galeazzo Visconti mentre il primo (sarà l’originale?) è animato da Stefania Bardelli, giornalista che ha lavorato con la Lega, M5s, Italia Viva e ora con Vannacci. I leghisti di Varese, il segretario provinciale, Andrea Cassani, sono andati in confusione e vedono doppio. E vanno compresi. A Caserta il responsabile del nuovo team Vannacci è l’ex segretario provinciale della Lega. Insomma, non è vero, e lo dicono i leghisti che Vannacci attrae nuovi iscritti e non è vero che chi si avvicina è anti salviniano. Sono emarginati dalla stessa Lega che si riaffacciano e in alcuni casi si lavora metodo: un team Vannacci raccoglie i reduci leghisti e un altro imbuca i reietti della destra più a destra.

Dice un segretario di sezione, del nord: “Vannacci voleva la Decima, ma sta formando un esercito di reducisti”. Ovviamente il leghista reducista contesta il leghista che ha avuto successo, incarichi, seggi, e Vannacci si offre a loro (basta pensare alla cena) come il crooner ai matrimoni. L’effetto è il baraccone ma in un partito che perde voti, minacciato da Forza Italia, anche il baraccone spaventa, guasta le amicizie. In Veneto c’è Zaia che all’ultimo federale della Lega, sempre riguardo al terzo mandato, invitava Salvini ad andare al “vedo”: “Diamo a Forza Italia, Verona, e altre città. Conserviamo la regione”, ma Lorenzo Fontana e Alberto Stefani, gli altri due veneti, non avrebbero fatto sentire tutto lo slancio che Zaia si attendeva. E magari era solo un’impressione, ma se a Belluno, e in chiaro, il vicesegretario del partito, Vannacci, nelle ore in cui la Lega combatte, dice “che sul terzo mandato non si cambiano le regole in corsa”, cosa deve pensare Zaia? Cosa deve pensare Fedriga, che dalla Meloni ha ottenuto un’apertura vera sul terzo mandato? In FdI lo dicono: “Lega e Forza Italia sono destinate a farsi guerra permanente. Noi ci presenteremo a maggior ragione come il partito della tranquillità e della serietà”. Ieri, a Cdm iniziato, con una guerra in Iran, un prossimo vertice Nato decisivo, i social della Lega bombardavano FI sulla “riapertura della case chiuse” perché, questo il tweet di Salvini: “La riapertura e la regolamentazione della prostituzione è da anni, una battaglia di civiltà della Lega. Che anche Forza Italia sia d’accordo con noi è un’ottima notizia”. Forza Italia ha preso pezzi di frasi di Zaia, sulla cittadinanza, e replicato: “Bene Zaia”. Nella Lega, ed è una parola inculcata da Bossi, militanti e parlamentari chiedono sempre ai capi: “Qual è la strategia?”. Qual è? Al momento solo Meloni ne ha una: far scornare Tajani e Salvini e raccogliere. Passa il Dl sicurezza? FdI organizza il sit-in sul dl Sicurezza. Salvini parla con il sindaco di Lampedusa? Arianna Meloni vola il giorno dopo a Lampedusa. Salvini è pacifista e non vede che ha tre conflitti intorno. Il primo, con Forza Italia. L’altro, con Zaia, ma l’ultimo, che sottovaluta, è con i “baracconi”. Vannacci chiede di fare le liste in Toscana ma è molto altro. E’ un lasciapassare. E’ la prova che le correnti, i team, gli aliscafi, o come si vogliono chiamare, saranno pratica lecita. Il meglio che Salvini poteva ottenere l’ha ottenuto, segretario fino al 2029, ma il peggio è farlo adesso per un popolo che è ancora più piccolo del popolo di Tajani: gli imbronciati.

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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