Cosa ha detto Grossi (Aiea) sull’Iran

Sono stati presentati i risultati del rapporto trimestrale sull’Accordo di salvaguardia del Tnp con la Repubblica islamica dell’Iran. “Il rapido accumulo di uranio altamente arricchito è motivo di seria preoccupazione” dice il direttore dell’Aiea. Appunti per un futuro accordo

Il 9 giugno, il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), ha presentato i risultati del rapporto trimestrale sull’Accordo di salvaguardia del Tnp con la Repubblica islamica dell’Iran. Ha detto che “il rapido accumulo di uranio altamente arricchito è motivo di seria preoccupazione. Date le potenziali implicazioni in termini di proliferazione, l’Agenzia non può ignorare lo stoccaggio di oltre 400 chilogrammi di uranio altamente arricchito”. Questa riserva, se arricchita al 90 per cento, potrebbe consentire la produzione di nove bombe nucleari. L’altro ieri, intervistato dalla giornalista Christiane Amanpour su Sky News, Grossi ha detto che l’Aiea non ha prove dello “sforzo sistematico per la costruzione di un’arma atomica” e che secondo la sua valutazione la sua realizzazione non è questione di giorni, neppure di anni. Grossi però aggiunge altri dettagli interessanti ai quali non è stato dato in questi giorni sufficiente rilievo. Perché Grossi ammette i limiti della sua missione dentro al territorio iraniano e dice: “Non sappiamo, perché in caso di attività clandestine, nascoste o lontane dai nostri ispettori, non possiamo saperlo”.

L’Iran ha dei siti di arricchimento per l’uranio a uso civile, ha un suo progetto non militare che porta avanti parallelamente. Uno dei limiti del piano Jcpoa, siglato dal presidente americano Barack Obama nel 2015, erano le ispezioni limitate alle centrali di arricchimento denunciate. L’arricchimento dell’uranio a uso militare è un progetto che era difficile tenere sotto osservazione, infatti anche oggi, come ha detto Grossi, gli ispettori non possono vedere cosa accade clandestinamente. Trump è uscito dall’accordo, che per molti era un pessimo accordo, ma era pur sempre un accordo. Più che stracciarlo, avrebbe dovuto rivederlo, imporsi per un meccanismo di controllo più severo. Il regime ha così preso ad accelerare il suo progetto. Il Jcpoa rientra tra gli accordi nati deboli, quindi non risolutivi e a cui è semplice trovare una via di fuga. I limiti dell’Aiea fanno parte di questa debolezza.

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