Ztl, sì o no? In Francia Mélenchon le boccia, in Italia la sinistra è divisa

A Parigi la France insoumise vota con Le Pen per abrogare le zone a basse emissioni. In Italia solo Stefano Fassina approva: “Pagerebbero i poveri”. L’ex sindaco di Roma invece stronca la decisione della sinistra: “Gli obblighi sono odiosi, ma necessari per il cambiamento”. Avs in imbarazzo: “Mélenchon chiede che ci sia prima il trasporto pubblico”, dice Elisabetta Piccolotti

Da Parigi a Roma le politiche per la conversione ecologica mettono in difficoltà la sinistra europea, tracciando un solco non facilmente superabile tra le istanze ambientali e quelle sociali che, alla prova dei fatti, non sono sempre facilmente conciliabili. Martedì la Camera dei deputati francesi ha approvato una legge che cancella le Zfe, le zones à saibles émissions, il corrispondente francese di esigentissime, dal punto di vista ambientale, Ztl. La France insoumise, il partito di Jean-Luc Mélenchon, ha votato a favore dell’abrogazione insieme al Rassemblement national di Marine Le Pen e ai gollisti. Con il voto viene abrogata una legge voluta da Emmanuel Macron che imponeva a tutti i comuni sopra i 150 mila abitanti – non solo Parigi dunque, ma anche Lione, Marsiglia, Strasburgo, Grenoble, Montpellier e Tolosa – la realizzazione zone interdette alla circolazione di veicoli più vecchi e inquinanti, come auto benzina costruite prima del 2006 o diesel antecedenti al 2011. Tra riduzione delle emissioni inquinanti e giustizia sociale, Mélenchon, come le destre, ha scelto dunque la seconda opzione, convinto che la regola avrebbe escluso dal centro delle città le classi sociali meno agiate.

In Italia l’unico che senza paura si schiera senza sé e senza ma con il leader de La France insoumise è l’ex viceministro Pd, oggi sovranista di sinistra e consigliere del M5s di Giuseppe Conte, Stefano Fassina: “Mélenchon vuole che il suo partito continui a essere una forza di popolo”, dice al Foglio. “Le politiche per la conversione ecologica e per frenare la catastrofe climatica sono irrinunciabili, ma i loro costi economici non possono essere caricati sulle periferie sociali che, in larga misura, coincidono con le periferie urbane. I costi sociali devono essere affrontati insieme alle misure ambientali, altrimenti viene meno il consenso necessario per andare avanti e i contraccolpi favoriscono le destre: ancora meglio dell’abrogazione dunque sarebbe stata una sospensione della realizzione delle Zfe condizionata a un piano di potenziamento dei trasporti pubblici”.


In Italia un dibattito simile aveva riguardato al Ztl Fascia verde di Roma che, dalla primavera del 2025, avrebbe escluso – con vincoli comunque meno stringenti di quelli francesi – i veicoli più inquinanti da un ampia zona della capitale. Il sindaco Pd Roberto Gualtieri ha posticipato l’attivazione della Ztl. L’unico partito contrario al rinvio era Alleanza sinistra verdi, la federazione cocomero che tiene insieme i rossi di Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni e i verdi di Europa Verde di Angelo Bonelli. E infatti il più critico con il voto di Mélenchon (come con la sospensione della Ztl Verde capitolina) è l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, eletto un anno fa con Avs al Parlamento europeo: “Penso che gli obblighi siano sempre odiosi, ma a volte sono necessari per guidare il cambiamento: bisogna chiudere il più possibile alle auto a combustione il centro delle città”, dice al Foglio prima di ricordare: “Personalmente quando chiusi al traffico privato in gran parte del centro storico di Roma, dai fori imperiali a Piazza di Spagna, fui criticato duramente. Nei miei viaggi dicevo sempre che era una decisione molto popolare all’estero e molto impopolare a Roma. Oggi a distanza di più di dieci anni nessun romano vorrebbe tornare indietro”.

Ma se Marino non ha problemi a bocciare il voto anti Ztl di Mélenchon, dall’altro lato della federazione cocomero, quello di Sinistra italiana, serpeggia un certo imbarazzo. Elisabetta Piccolotti, deputata di Si, riporta i dati sull’inquinamento atmosferico a Parigi dopo l’introduzione delle Zfe, riconoscendone la capacità di ridurre drasticamente l’inquinamento e le conseguenze sulla salute. Allo stesso tempo però cerca di interpretare e giustificare in qualche modo il voto del cugino francese Mélanchon che ha cancellato le Zfe francesi: “La France Insoumise – dice – sostiene che non può esserci obbligo di istituire il divieto di circolazione anche in quelle zone in cui non vi siano sufficienti servizi di trasporto pubblico urbano, ma non mette in discussione l’impegno ecologista. Anche perché nel programma de LFi per le elezioni amministrative, sono previsti grandi investimenti pubblici finalizzati a rendere accessibile a tutti la transizione ecologica con il potenziamento del trasporto pubblico urbano e delle piste ciclabili e il varo di una stagione di sussidi che permetta anche alle persone con reddito basso e medio di acquistare auto elettriche. Quindi, se si guarda alla sostanza, non vedo contraddizioni con le nostre posizioni”.

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