Vladimir Putin, il pacifista atomico

Il presidente russo si propone come mediatore di pace, ma nasconde un ruolo di destabilizzazione globale. La sua ipocrisia emerge nelle guerre e nelle minacce nucleari

C’è qualcosa di profondamente grottesco nel modo in cui Vladimir Putin riesce ancora, nel 2025, a vendersi come uomo di pace. Pronto a mediare tra Israele e Iran. Pronto ad “accogliere” l’uranio iraniano in Russia, per custodirlo. Pronto, insomma, a sembrare il più affidabile dei garanti. E ancor più grottesco è che in Europa, e anche in Italia, ci sia una parte della sinistra che accarezza questa narrativa come se fosse plausibile. Come se bastasse dirsi antiamericano per diventare automaticamente amici della stabilità globale. Ora che il conflitto tra Israele e Iran è apertamente esploso – con razzi su Tel Aviv, missili su Natanz, Teheran che minaccia di abbandonare il TNP – Putin si affaccia e propone la sua “soluzione”: custodirò io il combustibile nucleare. E c’è chi, a sinistra, prende questa proposta sul serio. Ma prima di illudersi che Putin voglia davvero evitare una guerra, basterebbe usare un minimo di memoria critica. Ecco perché, anche solo per decenza, varrebbe la pena – soprattutto da sinistra – mordersi la lingua.

Uno. Putin ha invaso l’Ucraina due volte. Occupa territori sovrani, deporta bambini, cancella identità culturali. Lo fa in nome della “sicurezza”, proprio come Khamenei bombarda in nome dell’Islam.

Due. Putin è il primo da trent’anni a minacciare l’uso del nucleare: con Ucraina, Polonia, Finlandia, Gran Bretagna. Ha sospeso trattati, nascosto arsenali, simulato attacchi. E oggi vuole custodire l’uranio iraniano.

Tre. Putin non media. Interviene. Ha salvato Assad bombardando ospedali e protetto il regime siriano in cambio di basi e influenza. E’ questo il modello che intende applicare anche in Iran?

Quattro. Putin è schierato con Teheran. Compra droni, fornisce tecnologia, coordina la propaganda. Nell’Asse della Resistenza, la Russia c’è. Non per amore dell’Islam, ma per convenienza anti-occidentale.

Cinque. Putin non costruisce pace. In ogni conflitto attivo – Libia, Caucaso, Sudan – Mosca sostiene milizie e traffica armi. Il Cremlino lavora per prolungare le crisi e gestire i negoziati.

Sei. Putin non ha mai aiutato i palestinesi. Non promuove uno Stato per Gaza o Cisgiordania. Usa Hamas per logorare Israele, indebolire gli Usa, dividere l’Europa.

Sette. Putin non ama la sinistra. E’ un ultraconservatore: reprime le donne, perseguita i gay, censura i media. Navalny è morto in un gulag. E noi, da sinistra, vogliamo ancora prestargli la voce?

Otto. Putin non vuole fermare l’Iran, ma impedirne la sconfitta. Se Teheran arretra, Mosca perde un alleato. Per questo oggi recita il ruolo del mediatore: per frenare Israele e salvare l’Asse.

Nove. Putin non ha credibilità. Dopo anni di guerre e bugie, chi lo prende sul serio come mediatore è ingenuo o complice. Da sinistra, dimenticare questo significa smettere di essere sinistra.

Dieci. Putin non è la soluzione. E’ parte del problema. Confondere autoritarismo ed equilibrio porta a un mondo in cui il conflitto è normalità e la libertà un’eccezione.

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