Al Giro del Delfinato Pogacar è sparito dagli occhi di Vingegaard

A Combloux il campione del mondo ha vinto la sesta tappa della corsa a tappe francese, trasformando un testa a testa in una solitudine ciclistica

Remco Evenepoel aspettava la Côte de Domancy per capire se in salita poteva essere l’altezza di Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard dopo aver vinto, e alla grandissima, la cronometro del Giro del Delfinato. Jonas Vingegaard attendeva la Côte de Domancy per dimostrare, soprattutto a se stesso, di essere ancora il miglior scalatore in circolazione e di poter mettere ancora in difficoltà Tadej Pogacar. Tadej Pogacar invece sorrideva nonostante la non eccezionale cronometro corsa mercoledì, ammetteva di non avere “nessun stress”, parlava di programmi di avvicinamento al Tour de France rispettati.

Sulla Côte de Domancy, durante la sesta tappa del Giro del Delfinato 2025, Tadej Pogacar ha accellerato senza alzarsi sui pedali dopo che i suoi compagni di squadra avevano imposto un ritmo insostenibile per chiunque che non fosse Jonas Vingegaard. Il danaese ha preso la ruota del campione del mondo, ha dato la sensazione di poter reggere il confronto, di dar vita a una nuova puntata della loro saga sportiva.

D’altra parte c’era da attenderselo. Domenica tra le collinette allieresi attorno a Montluçon, Jonas Vingegaard aveva attaccato, Tadej Pogacar aveva risposto subito presente, Remco Evenepoel si era aggregato, Mathieu van der Poel aveva arricchito di talento un parterre già eccellente.

È nel testa a testa che precede la solitudine dell’uomo solo al comando che il ciclismo offre la sua immagine migliore. È nel testa a testa, indipendentemente dal raggiungimento da parte di qualcuno della solitudine dell’uomo solo al comando che l’amore per questo sport raggiunge il suo massimo, che supera anche la naturale e necessaria “discriminazione del tifo”.

Sulla Côte de Domancy, in un caldo pomeriggio di inizio giugno, il Giro del Delfinato voleva diventare, nel suo piccolo – ma nemmeno troppo visto che a organizzarlo è A.S.O, la società che organizza il Tour de France –, l’incipit della sfida che quei tre, i soliti tre, avrebbero offerto a luglio al Tour de France. Erano pronti a un testa a testa collettivo, un testa a testa a testa, buono per farci capire cosa è d’uopo fare nei pomeriggi di luglio. È andata così, anche se in modo assai diverso da come si poteva immaginare. Perché Tadej Pogacar ha preso la testa del gruppetto e alla sua ruota è rimasto solo Jonas Vingegaard. Remco Evenepoel si era già staccato qualche decina di metri prima. Perché una volta in testa Tadej Pogacar, seduto alla sua maniera in bicicletta, ha aumentato ancora la velocità e nemmeno Jonas Vingegaard è riuscito a rimanergli a ruota.

È successo tutto in poche decine di secondi. Jonas Vingegaard ha visto la schiena di Tadej Pogacar rimpicciolirsi pedalata dopo pedalata. Quattrocento metri dopo l’ha vista scomparire all’ingresso di una curva. Non l’ha più vista. Nemmeno all’arrivo. Si era già girato il campione del mondo, lo ha osservato oltrepassare la linea del traguardo, ai è avvicinato per dargli la mano.

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