Nordio: “Il reato di femminicidio non cambia molto la pena, ma è un messaggio di attenzione”

“Il diritto penale si evolve, si inseriscono reati perché ci sono dei vuoti di tutela, altri invece non hanno più ragion d’essere”, dice il ministro della Giustizia Carlo Nordio dal palco della Festa dell’Innovazione a Venezia. Nei primi due anni di attività dell’esecutivo sono stati introdotti 48 nuovi reati e svariati aumenti di pena per un totale di 417 anni di carcere in più nel nostro ordinamento, fa notare al ministro Salvatore Merlo, vicedirettore del Foglio, intervistandolo. Fra le nuove misure, c’è quella che punisce le occupazioni abusive degli immobili: “Finora sarebbe dovuta intervenire la magistratura, in quanto si tratta di un reato permanente di violazione di domicilio aggravato – spiega Nordio – ma le cose sono cambiate, ed è stato giusto introdurre un reato per estromettere subito l’occupante abusivo”. Per quanto riguarda gli incrementi di pena, “si tratta di innalzamenti delle pene edittali, quindi sta alla magistratura applicare il minimo o il massimo”, specifica il ministro.

Nei piani del governo c’è anche l’intenzione di introdurre un reato autonomo di femminicidio, per diversi osservatori poco efficace se non addirittura un segnale di panpenalismo o populismo penale. “Nei miei libri ho criticato l’idea di interpretare la legge penale come ‘più è severa più ha effetto deterrente’. Se ciò fosse vero, nei paesi con pena di morte dovrebbero diminuire reati – spiega il guardasigilli – In questo caso, non è una questione di deterrenza ma di mandare un messaggio su determinati reati”. La pena che irrogherà il giudice “non cambierà tantissimo, ormai l’ergastolo in Italia non esiste più”, ammette il ministro, secondo cui “il reato di femminicidio è un segnale culturale” con cui il governo vuole “far capire che la donna è protetta in quanto tale. È una forma di attenzione, non di debolezza”.

Il gradimento per i magistrati è sempre più basso. “Ne prendo atto con dolore”, dice il ministro. “Quando sono entrato in magistratura, la categoria godeva dell’85- 90 per cento dei consensi, adesso è crollato”. Perché? “Credo che dipenda anche dall’incertezza del diritto: a parità di condizioni Tizio viene assolto di qua e Caio viene condannato di là. Ciò disorienta il cittadino”.

Nordio, entrato nel governo da tecnico, oggi è un membro effettivo di Fratelli d’Italia. “Ho preso la tessera, e devo dire che provo grande soddisfazione per l’accoglienza del partito in Europa, grazie alla credibilità della premier. Il partito ormai si è avvicinato a posizioni liberal democratiche presenti anche nei miei libri”.

Sul caso Garlasco, il ministro sceglie di non esprimersi nel merito. “Il caso di una persona assolta e poi condannata senza rifare dall’inizio il processo è anomalo. Noi possiamo condannare quando le prove sono al di là di ogni ragionevole dubbio”, spiega Nordio, annunciando che “dopo la riforma sulla separazione delle carriere e la riforma del Csm, con la creazione di un’Alta corte disciplinare, metteremo mano al codice di procedura penale”. Passando a un altro tema di stretta attualità, per il ministro “la liberazione di Brusca era inevitabile con la legge che c’è oggi. C’è stato un do ut des con lo stato, un giudizio di convenienza che con le Brigate rosse ha funzionato, con la mafia pure (seppure in modo diverso). Ma se lo stato fa dei patti, pacta sunt servanda”.

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