Perego (FI): “Per le spese militari serve lo scostamento di bilancio”

Il sottosegretario alla Difesa in vista del vertice Nato del 24 e 25 giugno riconosce la necessità di sforare i parametri europei sul deficit: “Servono i fondi e non possiamo fare tagli. Sono favorevole a usare anche i fondi del Pnrr non utilizzati”. E sulle sanzioni alla Russia: “Giusto un nuovo pacchetto”

“A prescindere da quale sarà il punto di caduta sul nuovo obiettivo percentuale per le spese militari dei paesi Nato e i tempi per raggiungerlo, sono convinto di una cosa: non si potrà fare come abbiamo fatto per raggiungere il 2 per cento, lasciando la spesa finanziaria invariata e cambiando i criteri di calcolo. Sarà necessario stanziare davvero nuove risorse per gli investimenti che servono a incrementare la nostra capacità in un’ottica di deterrenza, probabilmente anche attraverso uno scostamento di bilancio”. Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario alla Difesa di Forza Italia, ha seguito con grande attenzione il vertice dei ministri della Difesa dei paesi Nato che si è svolto ieri a Bruxelles (per l’Italia c’era il ministro Guido Crosetto). L’incontro era cruciale perché preparatorio del vertice dell’Alleanza atlantica che si svolgerà all’Aia i prossimi 24 e 25 giugno, quando saranno decisi i nuovi target della spesa militare, anche e soprattutto per rispondere alla minaccia che arriva da Mosca. Ieri il sottosegretario alla Difesa americano Pete Hegseth insisteva chiedendo un aumetno della spesa al 5 per cento del Pil, sottolineando come “alcuni paesi restano contrari”. Tra quei paesi, lo ha confermato al termine dell’incontro Crosetto c’è ovviamente l’Italia: “Per il bilancio italiano è impossibile anche solo pensarlo”, ha detto il ministro, aprendo invece all’obiettivo del 3,5 per cento, con un 1,5 per cento aggiuntivo di spese per investimenti duali (a uso sia civile che militare).

“Arrivare al 5 per cento – conferma Perego – per noi significherebbe spendere cento miliardi in più. Anche a trovarli, non avremmo la capacità di spenderli perché le nostre aziende non potrebbero di punto in bianco aumentare sideralmente il rateo di produzione in grado di assorbire questa improvvisa domanda”. Anche per il 3,5 per cento il ministro Crosetto parla di 8-10 anni per raggiungere l’obiettivo. Non è troppo tempo? “Il tema del quando – dice il sottosegretario – è certamente importante, ma è più importante il perché: oggi la Federazione russa, attraverso un imponente campagna di reclutamento, sta portando il suo esercito effettivo a un milione e mezzo di soldati, mentre la sua industria è già stata convertita all’economia di guerra: solo i numeri della produzione di droni sono stratosferici. Alla luce di tutto questo, noi dobbiamo alzare il nostro livello di deterrenza e dobbiamo farlo in fretta perché teoricamente il tempo per riuscirci è zero. Intanto, grazie al lavoro silenzioso del ministero, in primis del ministro Crosetto, ci siamo già mossi molto bene in settori cruciali. Penso a tre programmi, il Gcap sugli aerei con Regno Unito e Giappone, la joint venture Leonardo-Rheinmetall sui carri armati, quella tra Leonardo e la turca Baykar sui droni. Questi tre pilastri sono già stati fatti”.



Come finanziare però tutto questo? L’Italia per mesi ha chiesto all’Europa di scorporare le spese per la difesa dai parametri del Patto di stabilità. Quando questo è avvenuto però il nostro paese non è stato tra quelli che hanno usufruito di questa possibilità. Dice Perego: “Penso che sia fondamentale arrivare a mettere nuova finanza sull’obiettivo di budget superiore al 2 per cento, anche perché altrimenti l’aumento sarebbe un mero artefatto contabile e l’Alleanza non lo consentirebbe. Siamo obbligati dunque a mettere nuove risorse attraverso uno scostamento di bilancio in deroga alle regole europee: non possiamo fare una manovra lasciando invariato il rapporto deficit-pil senza fare tagli in altri settori che non vogliamo fare. Capisco la prudenza del ministro Giorgetti ma non dobbiamo avere paura di fare questi investimenti fondamentali”.

Intanto spunta l’ipotesi di utilizzare anche i fondi non spesi del Pnrr per finanziare il fondo European defence industry programme (Edip). Meloni ha escluso l’utilizzo di fondi di coesione europei per la spesa militare, su questa opzione varrà lo stesso approccio? “Sui fondi di coesione – risponde il sottosegretario – la posizione è quella: non saranno sottratti al sud e alle infrastrutture. Per quanto riguarda i fondi Pnrr invece io sarei più prudente. Molti investimenti in difesa e sicurezza per rafforzare, ad esempio, l’infrastruttura cibernetica o le telecomunicazioni spaziali, per sviluppare i sistemi autonomi come i droni, per tutelare le infrastrutture subacquee come cavi sottomarini, gasdotti e oleodotti, sono perfettamente coerenti con la logica del Pnrr, quindi sarei assolutamente d’accordo a investire i fondi non spesi per questi obiettivi”.

Tornando all’atteggiamento aggressivo della Russia, si è tornato a parlare di un nuovo pacchetto di sanzioni per colpire quelle che sono le sue principali fonti di reddito, e cioè il petrolio e il gas. E’ un’ipotesi sul tavolo? “Io la condivido, anche perché garantirebbe di rispondere a Mosca non attraverso un’escalation militare, ma usando una leva economica”. Il precedente pacchetto di sanzioni però, dicono i critici, non ha funzionato. “Ma il principio delle sanzioni – replica Perego – resta valido. Un nuovo pacchetto più mirato che colpisca il gas e il petrolio russo potrebbe essere più efficace”.

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