Il viceministro degli Esteri esulta per la richiesta dell’Eliseo del bilaterale tra il presidente francese e la premier Meloni che si svolgerà oggi a Roma: “In passato ci sono stati fraintendimenti, ma i nostri due paesi non possono non lavorare insieme”
“Tra Francia e Italia cambiano i toni? Non c’è dubbio, siamo davvero contenti di questo bilaterale. In passato c’erano stati dei fraintendimenti. Anche prima di arrivare al governo alcuni ministri francesi ci avevano attaccato. Certe cose un peso lo hanno, ma il rapporto tra i nostri paesi è troppo importante. Anche Macron lo ha capito”. Alla vigilia dell’incontro tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron, Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri di FdI non nasconde la sua soddisfazione. “La posizione di Meloni sull’importanza dei rapporti tra Italia e Francia – dice Cirielli – mi sembra molto condivisa anche dal presidente francese. Le piccole frizioni che riguardano i governi di turno sono assolutamente marginali, anzi sono irrilevanti per la storia”. L’incontro si svolgerà questo pomeriggio alle 18 a Palazzo Chigi, cosa vi aspettate? “Sarà un vertice che affronterà tutti i temi dell’attualità e sarà senz’altro anche utile a chiarire ulteriormente il percorso che Francia e Italia sono obbligate a portare avanti insieme: è impensabile che due grandi nazioni del mondo, dell’Unione europea, della Nato e del G7, non lavorino unite”.
Con una nota ieri l’Eliseo ha riconosciuto che è stato proprio Macron, quindici giorni fa, a chiedere l’incontro. “Sì, perché in effetti le cose sono andate così”, risponde il viceministro prima di aggiungere: “Vedo dalle agenzie che da Parigi sono state dette anche altre cose, come ad esempio che non c’è nessun ostracismo verso Giorgia Meloni e che l’Italia è un partner importante. Sono toni che non possono che farci piacere. D’altronde – prosegue Cirielli – sia Meloni, sia Macron sanno che il rapporto tra Francia e Italia è troppo importante per perdersi in piccoli malintesi. Le nostre economie sono compenetrate e i nostri popoli sono molto legati, questo incontro servirà a dare anche a loro un segnale su come queste due grandi nazioni cooperano per la pace e per la sicurezza dell’Europa e dell’occidente”.
Pensa che nei toni del presidente francese, in passato molto aspri, abbia pesato anche l’apparente somiglianza che c’è tra la premier e la grande avversaria che Macron ha in Francia, Marine Le Pen? “Ricordo che anche in Europa con Le Pen siamo in gruppi diversi”, risponde Cirielli. “In ogni caso a prescindere da Meloni, da Le Pen o da Macron, credo che i leader di due nazioni amiche come la Francia e l’Italia non possano non parlarsi e lavorare insieme. Non è un caso che ci sia un importante trattato, il Trattato del Quirinale, di cooperazione rafforzata, un accordo straordinario che non abbiamo con nessun’altra nazione e che stiamo portando avanti”. Possiamo dire dunque che finalmente questa volta anche tra i governi pro tempore di questi due paesi sta tornando il sereno? “E’ evidente che questo sia un altro passo che va nella direzione di tenere sempre in massima considerazione le nostre relazioni. Siamo molto felici e siamo convinti che questa debba essere la regola tra le nostre due nazioni”.
L’Eliseo ieri ha anche ricordato come a escludere Giorgia Meloni dalla visita a Kyiv, dove c’erano Francia, Germania e Polonia, non è stata Parigi. E’ stato il cancelliere tedesco Merz a organizzare. “Guardi – replica il viceministro di FdI – contribuisco anche io a distendere i toni: non è che sia colpa della Francia se non abbiamo partecipato. E’ stata l’Italia che ha scelto di mantenere l’impostazione che ci sembrava più congrua, dato che in quel momento temevamo che potesse sembrare una fuga in avanti non positiva rispetto al tentativo di pace che stavano facendo gli Stati Uniti. Poi però le cose possono cambiare”.
A questo riavvicinamento tra Italia e Francia ha contribuito anche il presidente della Repubblica Mattarella? “Il presidente – dice Cirielli – gioca sempre un ruolo assolutamente positivo nella sua azione di politica estera che, come sapete, è limitata ma può essere molto importante”. A proposito, al governo come avete vissuto le parole del Quirinale sul medio oriente? Mattarella ha usato toni molto duri contro Israele: “Disumano ridurre un popolo alla fame”, ha detto riferendosi alla difficoltà di far arrivare gli aiuti ai palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza. Stava rintuzzando le parole troppo timide del governo? E’ stata un’impropria invasione di campo? “Assolutamente no, penso invece che le sollecitazioni del capo dello stato su questi temi siano sempre benvenute e positive. D’altronde la sua posizione non è diversa da quella del governo italiano che attraverso la premier e il ministro Tajani ha chiesto a Tel Aviv – a cui riconosciamo il diritto alla difesa per abbattere la minaccia di Hamas che con il 7 ottobre ha iniziato questo conflitto – di permettere l’arrivo degli aiuti umanitari agli abitanti della Striscia di Gaza. Questa posizione equilibrata ci consente di essere ascoltati in Israele”.