Vannacci, Sardone e ora Mussolini: Salvini ha completato la trasformazione di ciò che fu il partito federalista del Senatur in una formazione sovranista d’attacco. Ma per i forzisti “è un errore strizzare l’occhio all’estrema destra, serve senso di responsabilità”
Con l’arrivo di Alessandra Mussolini nella Lega, Matteo Salvini è riuscito a fare bingo (dal suo punto di vista, che non è esattamente lo stesso di tanti leghisti storici), cambiando definitivamente i connotati all’ex Carroccio. Al netto della sceneggiata in Consiglio dei ministri per lo stop al terzo mandato di Fugatti (ma lì si tratta, si vedrà), il Capitano ha completato la trasformazione di ciò che fu il partito federalista del Senatur in una formazione sovranista d’attacco, mettendo ai vertici del partito, come vicesegretari federali, due profili culturalmente estranei alla fu Lega, come il generalissimo Roberto “Decima” Vannacci e Silvia Sardone, terrore dei migranti, già forzista, folgorata dal sovranismo sulla via di Bruxelles.
Per non dare adito a cattive interpretazioni, la terna d’attacco ha aderito anche alla sceneggiata (200 persone) del Remigration Summit di Gallarate, che ha tolto il sonno a più di un prefetto e persino ad Alessandro Gassmann e a Sandrone Dazieri. Ma Alessandro Sorte, coordinatore lombardo di Forza Italia – rompendo il tradizionale gentlemen agreement con gli alleati – non le ha mandate a dire: “E’ un errore strizzare l’occhio all’estrema destra, perché l’estrema destra vuole distruggere l’Europa”. E ancora: “Con noi l’estrema destra europea che organizza questo tipo di iniziative non faremo mai accordi. Le tesi sostenute all’evento fanno orrore”.
Il deputato europeo di Forza Italia dal 2014, Massimiliano Salini, prova a entrare nel merito: “In politica si fa fatica a dividere le scelte particolari dall’orizzonte più complessivo. Il Ppe governa dappertutto in Europa, invece la destra più estrema non governa da nessuna parte, tranne che in Italia attraverso la coalizione di cui anche FI è parte”. Ma il semplicismo propagandistico da social “rischia di indebolire la maggioranza, bisogna lavorare su un centrodestra sempre più moderno, più responsabile, sempre meno affezionato a battaglie piccole. Serve senso di responsabilità”, spiega. E poi un affondo: “Mi ha fatto specie che esponenti della destra italiana vadano a inseguire messaggi politici incompatibili col lavoro che stiamo facendo all’interno del governo italiano. Asimmetrie fuori luogo, un lusso che non possiamo permetterci”.
A chi sostiene che la Lega dei territori non ha niente a che fare col sovranismo o col post fascismo, perché è altra cosa, Salini risponde: “Non voglio andare troppo nel merito di una forza politica che non è la mia, però tutti quelli che vengono indicati come la Lega del Nord, a partire dai presidenti di Regione, dove sono finiti? E’ una vita che si dice: c’è una Lega di Salvini e poi un’altra, quella più moderata. Ma tutte le volte a dare la linea è Salvini, il segretario democraticamente eletto. Possono piacere o meno le sue scelte ma dopo che si è nominato dei vicepresidenti coerenti col suo messaggio gli ‘altri’ cos’hanno detto? Sono lì negli organi di governo del partito. Quelli che dovrebbero esprimere un eventuale contrappunto rispetto a queste dinamiche hanno deciso che va bene così, la Lega è quella lì. Non diciamo più che la Lega è una forza con caratteristiche differenti al suo interno perché alla resa dei conti succede quello che abbiamo visto”, conclude Salini. Sono in molti dentro Forza Italia a guardare però con interesse alla polarizzazione interna alla maggioranza, “penso che da Forza Italia fino al Pd ci sia uno spazio politico da sviluppare, a partire dai 2 milioni di voti che ha preso il Terzo polo alle ultime politiche e quindi dico: noi non abbiamo l’esigenza di competere con l’elettorato di destra, a fare la destra bastano Fratelli d’Italia e Salvini. Noi dobbiamo fare un’altra cosa anche perché lo spazio politico non manca. La sinistra alla francese con la Schlein, ci lascia praterie libere, il Terzo polo è fallito e Forza Italia ha uno spazio politico che può crescere”.
In effetti un Pd che emargina l’area riformista soffia vento moderato nelle vele di Forza Italia. E i cambi di casacca sono un campanello d’allarme per la sinistra. Giuseppe Licata, consigliere regionale di Italia Viva è entrato nel gruppo regionale di FI, prima ancora è approdato il coordinatore di Italia Viva, Filippo Campiotti, stessa cosa nei centri minori, a Rozzano e poi a Bergamo. Il partito fondato da Silvio Berlusconi ha recuperato anche personalità di tutto rispetto come Letizia Moratti e Gabriele Albertini. “E poi c’è il bacino del terzo polo che vale il 10 per cento. E’ lì che guardiamo”, conclude Sorte.