Paura della guerra, terrorismo, insicurezza, intelligenza artificiale… I cittadini europei devono svegliarsi per proteggere la loro libertà
La storia del Ventesimo secolo è stata dominata dalla lotta all’ultimo sangue tra totalitarismo e democrazia” scrive su Le Point Nicolas Baverez, saggista ed editorialista, nonché allievo di Raymond Aron. “Dopo la sconfitta della Germania nazista, dell’Italia fascista e del Giappone militarista, l’Unione sovietica si è sgretolata con il crollo della miscela di menzogne e terrore su cui si basava. Mentre la fede nel comunismo scompariva a est e sopravviveva solo a ovest, l’esortazione di Giovanni Paolo II per dare inizio al suo pontificato, ‘Non abbiate paura!’, il 22 ottobre 1978, sostituì la paura con la speranza. La caduta del muro della paura aprì la strada, un decennio dopo, alla caduta del Muro di Berlino.
Con l’invasione dell’Ucraina, seguita dalla conversione degli Stati Uniti all’illiberalismo, il Ventunesimo secolo è piombato nell’èra degli imperi e dei predatori, che è anche l’èra della paura. La paura è al centro dei regimi autoritari – il capitalismo digitale totale di Xi Jinping, la dittatura Fsb di Vladimir Putin, la democratura islamica di Recep Erdogan o la teocrazia dei mullah iraniani – che hanno modernizzato il terrore ereditato dai totalitarismi del secolo delle ideologie adattandolo all’èra digitale. Ora questa paura sta invadendo le democrazie.
Negli Stati Uniti, Donald Trump ha instaurato il regno dell’arbitrio violando la Costituzione, sospendendo lo stato di diritto, installando un capitalismo predatorio gestito da oligarchi e prendendo il controllo del sistema giudiziario, delle università, della scienza, dei media e della cultura. La sua Amministrazione rivendica il ricorso alla violenza contro gli immigrati, i giudici, i funzionari pubblici, gli imprenditori, gli avvocati, i professori, i ricercatori, gli studenti e, in generale, contro chiunque sia considerato un avversario politico, senza alcuna base legale. L’alleanza tra un presidente dispotico e i leader dell’alta tecnologia sta portando a un Grande Fratello digitale, che presenta alcune caratteristiche comuni con il suo omologo cinese, distruggendo la libertà di espressione e creando un clima di paura generalizzata.
Di fronte a questa rottura nella storia di una nazione che un tempo era sinonimo di libertà, non possiamo non essere colpiti dalla codardia delle élite americane che, con la sola eccezione del presidente della Fed Jerome Powell e del presidente di Harvard Alan Garber, non solo hanno rinunciato a ogni resistenza, ma stanno collaborando a un progetto che, ne sono consapevoli, distruggerà il capitalismo, la società e la democrazia negli Stati Uniti.
L’Europa, da parte sua, si sta affermando come il continente della paura. Da un lato, con l’Ungheria di Viktor Orbán, ha generato la democrazia illiberale che è servita da modello a Donald Trump. Dall’altro, le democrazie che ancora si dichiarano liberali hanno rinunciato ai loro valori e si sono lasciate intrappolare da una paura che si sta trasformando in panico. Paura della minaccia militare della Russia, nonostante l’Europa sia tre volte e mezzo più popolosa e dieci volte più ricca. Paura del dumping industriale della Cina, nonostante l’accesso al mercato unico sia vitale per Pechino. Paura della fine della garanzia di sicurezza e del protezionismo degli Stati Uniti, nonostante la Cina e i mercati finanziari abbiano evidenziato l’irrazionalità, l’incostanza e la debolezza di Donald Trump. Paura della Turchia di Recep Erdogan, sull’orlo del collasso economico, del default finanziario e della disgregazione politica. Paura del jihadismo e del terrorismo islamico. Paura dell’esplosione dell’insicurezza e delle ondate di migranti che sarebbe facile controllare. Paura dell’invecchiamento della popolazione, della rivoluzione dell’intelligenza artificiale e del riscaldamento globale. Paura del futuro, che si riflette nel crollo del tasso di natalità. Questa epidemia di paura costituisce un’arma fatale contro la democrazia, che dà ragione a Niccolò Machiavelli quando sottolineava che ‘chi controlla la paura del popolo diventa padrone della sua anima’.
Sul piano interno, la paura genera odio e l’odio genera violenza, distruggendo l’ordine pubblico, spaccando la comunità dei cittadini e creando una dinamica di guerra civile. Paralizza le istituzioni rappresentative, riduce gli stati all’impotenza e fa sprofondare le nazioni libere nello sbigottimento. La paura crea le condizioni per lo scivolamento delle democrazie verso l’autoritarismo. A livello internazionale, la paura è al centro della strategia degli imperi autoritari, che cercano di disarmare le democrazie terrorizzando i loro cittadini e i loro leader, come nel caso della campagna di disinformazione della Russia in Europa, basata sulla minaccia di una guerra mondiale, di attacchi nucleari, di sabotaggio delle centrali elettriche civili, di destabilizzazione dei governi e di sostegno alle forze ostili alla democrazia.
Il corso della storia nel Ventunesimo secolo offre motivi oggettivi di preoccupazione. Con 183 conflitti armati, le guerre non sono mai state così numerose dal 1945, provocando una corsa agli armamenti che sta creando le condizioni per un nuovo scontro globale. Il mondo è entrato in un processo di armamento e la violenza sta sfuggendo al controllo, con la sua scia di pogrom, persecuzioni, terrore di massa e genocidi. A ciò si aggiungono le carestie, che portano a un’esplosione del numero di sfollati, e il ritorno di grandi ondate migratorie. La rivoluzione digitale minaccia le libertà individuali e la crisi climatica minaccia la sopravvivenza dell’umanità. La democrazia governa oggi solo il 6,6 per cento delle 8 miliardi di persone nel mondo. Ma la paura è il modo peggiore per gestire questi rischi, aumentandoli e impedendo risposte efficaci. Vivere nella paura significa essere certi di essere sconfitti prima ancora di iniziare a combattere.
Se vogliamo che la democrazia sopravviva nel Ventunesimo secolo, dobbiamo passare dalla sottomissione alla resistenza, allontanare la paura e mobilitarci per la causa della libertà. Di fronte alla capitolazione delle élite, spetta ai cittadini risvegliare il coraggio civico di proteggere lo stato di diritto, imporre una regolamentazione del capitalismo e del settore digitale, sostenere il riarmo, scongiurare le tentazioni autoritarie e rifiutare di capitolare di fronte a despoti e imperi. L’appello lanciato da Franklin Roosevelt nel suo discorso inaugurale del New Deal, il 4 marzo 1933, non è mai stato così attuale: ‘L’unica cosa che dobbiamo temere è la paura stessa’”.
(Traduzione di Mauro Zanon)