Si voterà in Polonia, Romania e Portogallo: tre snodi cruciali tra crisi interne e pressioni internazionali. Gli occhi sono soprattutto su Varsavia, dove la sfida presidenziale può cambiare gli equilibri in Europa e sul fronte ucraino
Domenica voteranno contemporaneamente tre paesi dell’Ue: Polonia, Romania e Portogallo. La Romania arriverà alla fine di una complessa vicenda elettorale e dovrà scegliere un nuovo presidente tra il nazionalista George Simion e l’indipendente Nicusor Dan. In Portogallo il governo è caduto determinando il terzo voto in tre anni. In Polonia è arrivato il momento di scegliere il nuovo presidente e domenica ci sarà il primo turno da cui, secondo i sondaggi, usciranno vincitori Rafal Trzaskowski, sindaco di Varsavia ed esponente dello stesso partito del premier Donald Tusk, e Karol Nawrocki, storico scelto come candidato dal partito PiS. Nawrocki è stato in grado di recuperare consenso, ha sfidato l’avversario mostrando un’ostinazione che Trzaskowski forse aveva sottovalutato. Il sindaco di Varsavia resta il favorito e su di lui si poggia tutta la speranza di cambiamento della Polonia. Il governo guidato dal premier conservatore Tusk non è riuscito a portare a termine le riforme promesse perché bloccate dal presidente uscente Andrzej Duda.
Varsavia con Tusk ha mostrato tutto il suo impegno anche internazionale, il premier fa parte di ogni consesso in cui si prendono decisioni sul futuro dell’Ucraina e quindi dell’Europa e anche se non ha saputo sfruttare al meglio il semestre europeo che si sta concludendo, forse perché pietrificato da Donald Trump e dalla campagna elettorale domestica, Tusk sa sempre come rendersi fondamentale, tanto che il primo viaggio del nuovo cancelliere tedesco Merz è stato proprio a Varsavia. Anche il PiS è stato impegnato nella difesa dell’Ucraina, ma qualcosa sta cambiando e questo cambiamento si incrocia con la Romania, con il personaggio di Simion per il quale figure di spicco del PiS hanno fatto campagna senza mostrarsi disturbate per le posizioni anti Kyiv. Quello che succede a Varsavia ha un peso e la vittoria dell’uno o dell’altro candidato non è soltanto una questione interna per restaurare la democrazia polacca, ma internazionale. Riguarda Kyiv, riguarda Bruxelles.