Il Comitato di sostegno internazionale a Boualem Sansal, presieduto dall’ex ministra degli Affari europei Noëlle Lenoir, si è riunito davanti all’ambasciata algerina a Parigi per chiedere la liberazione immediata del romanziere. L’inchiesta di Libération
Parigi. Sono passati sei mesi da quando lo scrittore franco-algerino Boualem Sansal è stato prelevato all’aeroporto di Algeri e rinchiuso nelle carceri del regime di Abdelmadjid Tebboune, che non gli perdona di essere un “homme des lumières” celebrato in Francia e in Europa per i suoi romanzi e la sua difesa delle libertà contro ogni forma di totalitarismo.
Ieri, il Comitato di sostegno internazionale a Boualem Sansal, presieduto dall’ex ministra degli Affari europei Noëlle Lenoir, si è riunito davanti all’ambasciata algerina a Parigi per chiedere la liberazione immediata del romanziere, che ha 80 anni, soffre di un cancro alla prostrata e di cui non si hanno più notizie da inizio maggio. “Ora basta. Boualem Sansal, scrittore francese, è imprigionato nelle carceri algerine da sei mesi. La responsabilità di tutto ciò è del presidente algerino e la liberazione, come richiesto dalla stragrande maggioranza dei politici europei, deve essere immediata e incondizionata”, ha dichiarato Noëlle Lenoir, che assieme agli altri membri del comitato ha chiesto alla sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, di affiggere il volto di Sansal sulla facciata del Comune e di elevarlo al rango di cittadino onorario.
Ieri, a sei mesi esatti dal suo arresto arbitrario, Libération ha pubblicato un’inchiesta sullo “scandalo al centro della crisi tra Parigi e Algeri”, uno scandalo umanitario con protagonista uno scrittore condannato per “attentato all’unità nazionale” in ragione di un’intervista a un media francese, che non ha potuto avvalersi della difesa del suo avvocato francese, François Zimeray, privato di visto dal regime algerino perché “ebreo”, né beneficiare di un processo equo.
Secondo quanto riportato da Libé, la moglie Naziha, l’unica autorizzata a incontrarlo in carcere, si limita a dare notizie lapidarie ai suoi contatti francesi: poche parole via sms in cui ripete semplicemente “ça va”, con ogni probabilità per paura di ritorsioni da parte delle autorità di Algeri. Zimeray, a Libération, ha rivelato che a fine marzo, dopo contatti diretti tra i due presidenti francese e algerino, la liberazione dello scrittore era “questione di ore”: prima dell’ennesimo passo indietro del clan Tebboune, che dallo scorso 16 novembre utilizza Sansal come arma di ricatto diplomatico. Le due figlie dello scrittore algerino, che abitano in Repubblica ceca, hanno scritto una lettera aperta a Macron ma anche a Tebboune per chiedere la liberazione. Ieri, all’Afp, si sono dette “impotenti” dinanzi alla situazione in cui si trova il padre, “isolato e senza alcuna informazione” dall’esterno. Sansal è diventato l’ostaggio di un inestricabile gioco di potere tra Parigi e Algeri e delle complesse relazioni tra i presidenti Macron e Tebboune, che sembravano migliorare un mese fa, e che invece, nelle ultime settimane, sono tornate a deteriorarsi. Una fonte dell’Eliseo, a Libération, fotografa con queste parole lo stato attuale delle trattative: “La situazione è delicata, tutto è nuovamente bloccato”.