La strage dello zoo di Tripoli

Si indaga sulle fosse comuni che potrebbero essere nel cuore della capitale, da cui potrebbero emergere le prove di altri crimini efferati compiuti sotto gli occhi di molti. Non solo dei libici

Sotto alle carcasse degli animali dello zoo di Tripoli, uccisi nel corso degli scontri di questi giorni e giustiziati senza alcuna pietà nonostante si trattasse di specie protette, si troverebbero anche fosse comuni con i resti di un numero indefinito di persone scomparse. A denunciarlo è stata ieri l’Autorità generale per la ricerca e l’identificazione delle persone scomparse, che ha raccolto decine di testimonianze dei familiari delle vittime. Lo zoo si trova nel quartiere di Abu Salim, che fino a pochi giorni fa era sotto il controllo dello Stability Support Apparatus, l’ombrello di milizie comandato da Abdul Ghani al Kikli. Ghnewa, come si faceva chiamare, è stato ucciso lunedì sera dagli uomini del premier Abdulhamid Dabaiba, dando inizio ai combattimenti tra milizie nella città. Due giorni fa è stata raggiunta una tregua molto fragile che prevede la “liberazione” di Abu Salim, che è passata sotto l’autorità del governo di Dabaiba. La ritirata (provvisoria) degli uomini di Ghnewa permette ora di accedere ai segreti che per anni ha celato ad Abu Salim. Fra questi, potrebbe esserci la macabra scoperta delle fosse comuni.

Lo zoo si trova in una zona abbastanza centrale della città, dietro l’università, ed è difficile credere che i residenti del quartiere fossero all’oscuro dei traffici di Ghnewa e dei suoi sodali. Considerati poi gli stretti rapporti che il leader della milizia aveva con Dabaiba, ministri e militari del paese ma anche con paesi stranieri è anche difficile immaginare che nessuno fosse a conoscenza degli abusi, delle torture e delle esecuzioni sommarie compiute da Ghnewa. Fino a due anni fa, una commissione d’indagine dell’Onu aveva trovato le prove di questi crimini e aveva presentato delle accuse formali contro il capo della milizia. Così, dopo le fosse comuni scoperte a Tarhuna, nell’ovest del paese, con centinaia di corpi accumulati tra il 2016 e il 2020, e dopo il ritrovamento più recente di altre fosse comuni a sud, a Kufra, ora dal cuore della capitale potrebbero emergere le prove di altri crimini efferati compiuti sotto gli occhi di molti, non solo libici.

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