Gli utili idioti di Putin sono pericolosi, gli idioti odiati da Putin, no

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore – “Il comico è il tragico visto di spalle”, diceva il critico e saggista francese Gérard Genette. Si pensi al tragicomico imbarazzo dei nostri pacifisti – laici e cattolici, intellettuali e politici – che oggi scoprono una verità che era nota fin dal tempo del Big Bang. E cioè che Putin non ha mai avuto alcun interesse in un negoziato onesto sull’Ucraina. Al despota del Cremlino interessa solo trattare una resa pressoché incondizionata di Kyiv. Il tanghero dall’incedere ciondolante e protervo che ricorda Ercolino Pestamusi, il personaggio di un famoso fumetto degli anni Sessanta, ha definito “deficienti” i leader europei. Solo perché minacciano sanzioni più severe se il baro continuerà a proporre un gioco truccato come quello dei “treccartari” che si esibiscono nel mercato romano di Porta Portese. Ora, se l’Ue volesse farsi rispettare, una briscola da calare sul tavolo dell’Ecofin ce l’avrebbe: confiscare gli asset russi (circa duecento miliardi di dollari), congelati prevalentemente nella società belga di servizi finanziari Euroclear, destinandoli a un fondo per la ricostruzione dell’Ucraina. Negli ultimi tre mesi l’idea è stata discussa sia a Bruxelles sia a Strasburgo. Oltre alla Polonia e ai paesi baltici, anche la Finlandia e l’Austria si sono dichiarate favorevoli. Certo, si tratta di un’operazione delicata sul piano del Diritto internazionale. Certo, in questo caso occorrerebbe l’unanimità del Consiglio europeo (quando la sua riforma?). Certo, restano i timori della Bce su possibili reazioni negative dei mercati. Restano infine le perplessità della Germania e anzitutto di Macron. E’ lo stesso presidente francese che pure, con un’audacia vicina alla temerarietà, non ha escluso di installare i propri missili nucleari ai confini della Russia. Più coraggio, allora, “volenterosi”. Recita un proverbio inuit: “Se non vuoi problemi con l’orso russo, non mostrare né paura né aggressività”. L’Europa saprà fare tesoro dell’antica saggezza degli eschimesi?

Michele Magno

In verità, la parola utilizzata da Putin, per definire gli europei, si può tradurre anche in un altro modo: idioti. Una parola in effetti perfetta per ragionare sull’Europa di oggi e il suo rapporto con il putinismo. Perché se è vero che, visto da Putin, ci sono idioti che il metodo Putin lo vogliono combattere, è anche vero che, visto da Putin, ci sono invece utili idioti che quel metodo lo vogliono assecondare, trasformandosi quotidianamente in casse di risonanza dei regimi autoritari. Ai tempi di Lenin, gli utili idioti erano gli intellettuali, gli artisti, i politici che difendevano o giustificavano il comunismo sovietico nei propri paesi. Oggi, gli utili idioti coincidono con le stesse figure che tendono a disarmare chiunque cerchi di contrastare con le cattive il putinismo. Gli utili idioti di Putin sono pericolosi, gli idioti odiati da Putin, no.



Al direttore – Quando, durante il premier time di mercoledì, ho ascoltato le repliche di Giorgia Meloni, in particolare quelle su Gaza, alle richieste delle opposizioni, mi sono sentito rappresentato da un governo per il quale non ho votato. Mi domando con angoscia se la mia coscienza mi consentirà di votare ancora per la sinistra.

Giuliano Cazzola


Al direttore – L’Andrea’s Version è sempre spettacolare, ma quello di ieri era un Marcenaro con la C maiuscola.

Carlo Stagnaro


Al direttore – “La procura di Taranto ha detto il falso”, ha tuonato così ieri il ministro Urso paonazzo per la rabbia. “I documenti resi noti oggi dimostrano che la procura ha fornito informazioni non corrispondenti al vero. E’ stato affermato che nessuno aveva chiesto interventi urgenti per la salvaguardia dell’altoforno, ma gli atti dicono il contrario. Siamo di fronte a una gravissima anomalia istituzionale. Serve che tutte le istituzioni collaborino con piena lealtà istituzionale come in questo caso purtroppo non è clamorosamente avvenuto, mettendo a rischio la produzione, la possibilità di rilanciare lo stabilimento e migliaia di lavoratori”. Il ministro Urso, al di là dei suoi errori e della sua propaganda su Ilva, questa volta ha ragione. Venerdì scorso dopo un guasto (senza feriti) all’altoforno 1, la procura di Taranto ha sequestro l’impianto Ilva senza facoltà d’uso. Nonostante si siano immediatamente aperti i blader di sicurezza senza danni a cose e persone. E Arpa ha subito dichiarato che non ci sono state emissioni nocive per l’ambiente. Se vi scoppia uno pneumatico, ma non ci sono vittime, la procura vi sequestra la macchina? Ieri a Taranto un altro incendio è scoppiato in un sottomarino della Marina Militare, con tre intossicati. Ma la procura non ha sequestrato il sommergibile a furor di popolo. L’incendio di una tubiera in un altoforno è una cosa che può succedere, se non ha arrecato danni si ripristina con tranquillità. E invece la procura di Taranto venerdì scorso ha sequestrato l’impianto senza consentire l’immediata manutenzione, e quindi mettendone a rischio l’integrità con un danno irreparabile. E fermando produzione, occupazione e vendita. Eppure la Consulta ha già detto, spostando il processo a Potenza dopo dieci anni di primo grado, che i giudici di Taranto erano incompatibili con le inchieste su Ilva. Insieme a un forte in bocca al lupo, diamo anche qualche idea a Urso: riaccenda Afo5, irrobustisca lo scudo penale, e sposti tutta la giurisdizione su Ilva a Potenza.

Annarita Di Giorgio

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